“Un’imboscata, non ci sto”. Così il senatore Giovanni Piccoli ha ritirato la propria disponibilità a partecipare al confronto che il Gruppo “Fare” ha organizzato per sabato nel tardo pomeriggio all’Hotel Astor di Belluno. Ospite, il sindaco di Verona e leader di “Fare” Flavio Tosi.
“Fin qui nulla di strano, poi ho capito che quello che doveva essere un confronto sul referendum era solo e soltanto una passerella politica. Non solo a introdurre la serata c’è la senatrice di Fare Raffaella Bellot, ma in tutti i manifesti dell’incontro c’è il faccione di Tosi. Mentre il mio nome, come rappresentante del no, è senza alcun rilievo, quello di Tosi è a carattere cubitali su striscia evidenziata in giallo. Siamo veramente al ridicolo. Se confronto deve essere, ognuno dovrebbe avere la propria dignità indipendentemente da cariche di partito o tasso di notorietà. Non mi presto a giochetti di bassissima lega come questi”.
“Dico sempre di sì al confronto sulle idee: sono talmente sicuro delle ragioni del no – in particolare per le ricadute che questa riforma potrebbe avere per il Bellunese – che non ho paura di nessun interlocutore. Il problema è che qui siamo alla mera strumentalizzazione politica con la “p” minuscola”.
“Mi spiace per questa caduta di stile, continuo a ripetere che di fronte a una riforma di questo tipo si debba essere più responsabili: in ballo c’è l’architettura dello Stato e temi cruciali per i territori. E’ qualcosa di più serio del futuro politico di Flavio Tosi”, conclude Piccoli.
A confrontarsi dovevano essere per la prima volta due forze di centrodestra con moderatore il giornalista Luigi Guglielmi,