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sabato, Giugno 10, 2023
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L’oasi del Vincheto a Celarda, un parco aperto da maggio a ottobre con percorsi adatti a passeggini e carrozzine

vincheto-cellarda-140x105In questi giorni mi ritrovo con un’anziana zia che purtroppo non può più camminare. Sta con me anche il fine settimana, ma certo non riesco ad andare a fare trekking o per lo meno io non me la sento di abbandonarla. Mi fermo nella casetta che ho in valle a godermi il calduccio della stufa. La sua compagnia mi dà l’occasione di fare una breve ricerca online sui luoghi di montagna adatti anche ai disabili o a chi, meno fortunato, è provvisoriamente o definitivamente in carrozzina oppure, più semplicemente alle mamme col passeggino. Ci sono vari parchi nel bellunese adatti a visitatori disabili e/o in carrozzina. Uno di questi è il Vincheto di Celarda. Il nome della riserva è legato all’antica coltivazione dei salici da vimini (da vinchi, i rami flessibili della pianta). La particolarità dell’ambiente, devastato in alcune occasioni dalle piene del Piave, ha attirato l’attenzione degli enti nazionali e internazionali che, dalla seconda metà del Novecento, ne tutelano l’ecosistema e la biodiversità: per la visita si percorrono dei vialetti che si inoltrano nel bosco e che non presentano alcuna difficoltà particolare per i mezzi a quattro ruote dei disabili.
Ci sono recinti per animali e una casa per i visitatori con aule didattiche, delle costruzioni adibite a fattoria, vasche per l’allevamento di pesci, numerosi posti dove fare un pic-nic nella giusta stagione. Oggi invece fuori c’è una bruma lattiginosa che il sole non ha mai dissipato. Ritorno con lo sguardo al sito che illustra il parco.
Si trova nella valle del fiume Piave sulla sponda destra, tra i Monti Garda e Miesna: il Comune è quello della bella cittadina di Feltre. Saranno sì e no 300 metri di altezza. All’ingresso del parco, si trova un piccolo parcheggio e poi si può imboccare con comodo la passeggiata. Poco lontano, sulle pendici dello stesso monte Miesna, c’è il Santuario dei Santi Vittore e Corona, protettori della città: il santuario più importante del Feltrino. Da questo si può percorrere l’interessante sentiero-natura San Vittore. E’ adatto al nordic walking, ma anche alle carrozzine e poi, visto che è attrezzato, ci si può fermare ogni tanto per un ristoro o un riposino. Nel sentiero non si corre il rischio di incontrare delle biciclette che spesso invece altrove sono un po’ pericolose.
Purtroppo per accedervi si deve attendere l’anno nuovo, la primavera inoltrata del 2017, perché il parco è chiuso da novembre ad aprile. Destinate al pubblico più variegato, le attività di educazione naturalistica e le visite guidate vengono organizzate periodicamente sì che sia più fruibile a tutti il patrimonio della riserva.
Alla zia mostro le pagine del sito, con splendide foto e immagini a colori del paesaggio di cui si può godere, tra alberi, acqua e cielo. La zia, col carattere graffiante che non ha mai perso, mi ribatte che se invece guardiamo fuori dalla finestra il cielo è di color piombo e gli alberi hanno perso tutte le foglie; di acqua poi nemmeno l’ombra. Vero anche questo, perché qui a valle molto verde è stato sostituito da costruzioni in cemento; delle vecchie case in pietra poi, solo poche sono state conservate e prevale il mattone, immagine delle costruzioni di pianura, di tanta speculazione e del vecchio boom edilizio degli anni passati.
Torno alla riserva e noto che anche d’inverno ci sono animali bellissimi: vi svernano e nidificano tantissimi esemplari che potrebbero essere osservati nelle varie ore del giorno dagli appassionati naturalisti, quali l’airone cinerino, il germano reale, la gallinella d’acqua, il martin pescatore. Mi auguro che il corpo forestale dello Stato che ha la giurisdizione sulla riserva decida di aprirlo anche d’inverno o per lo meno di prolungarne il periodo di accesso magari non a tutti, ma ai naturalisti appassionati.
Il taglio didascalico dei pannelli e della struttura della riserva mi suggeriscono di organizzare a breve giro di mesi una gita di classe e di portare qui i miei studenti con la collega di biologia per un approfondimento di scienze naturali: in fondo conoscere la natura non è solo avere qualche informazione in più di tipo scientifico, significa anche migliorare la propria cultura, la propria sensibilità e attenzione anche verso l’umanità. Salvando la natura, salviamo noi stessi. Lo dico anche alla zia, che con un buon vin brulé è diventata più mite e che sorride, facendomi un cenno di intesa.
Il week end è oramai passato, ma la promessa resta quella di far visita alla oasi al più presto. Appuntamento allora a Vincheto di Celarda i primi di maggio.

Bruna Mozzi

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