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Omicidi, risse, agguati, faide familiari nel ‘600 a Mel. In libreria il volume di Gigi Corazzol “Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659”

gigi-corazzol-piani-particolareggiatiCinquant’anni fa il francese Le Roy Ladurie pubblicava un testo diventato celebre, “I contadini di Provenza”. Due corposi volumi in cui scorreva la vita quotidiana di questi paysans letta, vista e narrata dalle carte dei notai dell’epoca. Vendite, acquisti, cambi di padroni che di generazione in generazione trasformavano il quadro di un territorio.
Mezzo secolo dopo ecco arrivare nel Bellunese uno studio che presenta alcune analogie con quello di Leroy Ladurie. L’autore è il ben noto storico di Pedavena Gigi Corazzol che per vari anni ha seguito e inseguito gli anfratti esistenziali della contea di Mel nella prima metà del Seicento. Fedele all’insegnamento di Syme per il quale «è bene sfuggire alle generalizzazioni e studiare gli individui e le famiglie». Ne è uscito un corpo volume di oltre quattrocento pagine dal titolo “Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659”, per i tipi della DBS e Libreria Pilotto editrice.
Le due date sono quelle di Zuanne Maccarini, un veneziano commerciante, fra l’altro, di legname che negli anni venti del XVII secolo trasferisce interessi e famiglia a Mel. Ridente e leggiadro centro della Valbelluna, si potrebbe leggere in una guida turistica. Che in quegli anni era un feudo dotato di giurisdizione civile e penale con tanto di impiccagioni e parcelle (salate) del boia che era sempre un foresto.
Mel ha un grande e bel privilegio, pur riservato in buona parte agli studiosi: un archivio storico da leccarsi dita e baffi. Ci si trova tutto o buona parte. Compresi i processi, documenti che molti altri archivi più importanti si sognano. E, allora, basta buona volontà (senza la quale non si fa nulla) e capacità professionale.
Ed ecco, dopo alcuni anni da segugio dietro le tracce lasciate da notabili, preti, contadini, commercianti, donne maritate e putte da matrimonio, un ampio e variegato affresco che descrive giorno dopo giorno come si trascinava la vita nel secolo di ferro. Perché la vita si trascinava? Perché non era per niente facile sopravvivere in un mondo piccolo (e in quello grande era anche peggio) dove per arrivare al giorno dopo bisognava essere sempre pronti a rubare anche un grappolo d’uva, dove i proprietari tra agosto e settembre dovevano presidiare i raccolti, dove potevi sempre incontrare qualche malintenzionato pronto a piantarti un coltello in corpo.
Leggendo il libro ci si trova immersi in un panorama di omicidi, risse per il motivo più banale, agguati, faide familiari. E, poi, ci sono i notabili che hanno la loro dignità da far valere, che esigono di farsi salutare magari con il cappello in mano. E neanche i preti sono stinchi di santo, attenti più agli interessi della loro famiglia o ai propri prima che alle faccende dello spirito. Archibugi, coltelli di varie fogge, bastoni e quanto può servire per arma, propria o impropria purché sia utile a offendere, sono presenze costanti nelle case, nelle osterie, nelle strade.
Zuanne Maccarini è un veneziano che cerca una affermazione in terraferma. La trova tanto che alla metà del secolo diventa il primo proprietario di Mel con un imponibile di 27.165 lire e ventisette ettari di terra. Roba da farsi rispettare da tutti. Sì, ma anche farsi invidiare se non odiare. Così vede rapidamente morire tre suoi figli (due ammazzati) e una figlia che aveva contratto un matrimonio che peggio non poteva.
Un quadro che può avere analogie con il nostro tempo. La storia non è mai un hortus conclusus che non riguarda i periodi successivi. Notiamo che sono frequenti i secondi, se non terzi, matrimoni. E, pure, il divorzio in piena Controriforma era inconcepibile. Tuttavia le frequenti morti di uno dei coniugi spingeva l’altro a risposarsi. Come accade oggi, solo che la causa ora è il divorzio. C’è un sentimento che sembra assente in questo mondo: l’amore. Il matrimonio è una necessità, combinato nelle famiglie dei notabili per alleanze familiari, “arrangiato” tra la povera gente. Anche a Mel, come in società più articolate, ci sono intrecci familiari, unione di potere e di patrimoni.
Dopo una buona parte di esistenza trascorsa in Valbelluna verrebbe da pensare che Zuanne Maccarini si sia integrato in quel tessuto sociale. Che poi questa parola integrazione, a quei tempi, manco esisteva. E tanto meno si praticava. Perché nemici Zuanne ne aveva a iosa. E deve redigere un testamento con grande oculatezza per preservare il frutto del suo lungo lavoro. Che ci sia riuscito dopo la traversìe che ha vissuto la sua famiglia? Non ci resta che chiederlo a Corazzol. Nel prossimo studio.

Sante Rossetto

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