“Orrida. Sono sempre più convinto per il no”. Così il sindaco di Cesiomaggiore Michele Balen ha giudicato la riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi – e che il prossimo 4 dicembre sarà oggetto di referendum consultivo – nel corso della serata organizzata in sala Ocri a Feltre dal Comitato per il no locale guidato da Primo Meneguz.
“Ero stato sfidato da alcuni sindaci sostenitori del sì a leggere la riforma. Ebbene l’ho letta e riletta: il risultato è che i nostri territori rischiano davvero molto”, ha proseguito Balen.
Quella di Balen non è stata l’unica voce preoccupata nella serata del no. Presenti in una sala gremita anche i colleghi di Alano, Serenella Bogana, e quello di Quero Vas Bruno Zanolla, tanti i consiglieri comunali e i cittadini.
Dopo l’introduzione di Meneguz, è toccato al senatore Giovanni Piccoli passare in rassegna le ragioni del no: “Bisogna essere chiari nel dire che la montagna non entra in Costituzione, che non c’è nessuna garanzia per i territori montani ordinari, mentre le Regioni a statuto speciale restano blindate”.
Piccoli si è poi concentrato sulla suddivisione di competenze tra Regioni e Stato: “Si legittima uno scippo di competenze e risorse verso il centro: dall’ambiente al turismo passando per la protezione civile. C’è poi il tema dell’energia: Belluno rischia di perdere anche quel poco che gli è stato con fatica riconosciuto, si pensi soltanto ai proventi dei sovraccanoni idrici”.
Ospite d’onore della serata la senatrice Anna Maria Bernini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia al Senato, avvocato e professore di Diritto comparato all’Università di Bologna: “E’ una riforma pericolosa e anti-democratica: accentra i poteri nelle mani di una sola persona”.
Bernini però si è concentrata soprattutto su quella che lei stessa ha definito una controproposta in 4 passi: “Anziché snaturare la nostra Costituzione e inserire elementi di complicazione, inseriamo quattro punti fondamentali sui quali potrebbe esserci ampia convergenza: un limite massimo alla tassazione, una norma che dimezzi deputati e senatori (resterebbero in 300 alla Camera e 150 al Senato), una disposizione anti-ribaltone che impedisca i cambi di casacca e l’elezione diretta del Capo dello Stato”.
Quanto alla norma anti-ribaltone Bernini è stata tagliente: “Vedo tanti colleghi nei corridoi del Parlamento eletti con il Pdl e ora passati con la maggioranza: dicono che lo hanno fatto per il Paese, ma a chi la vogliono raccontare?”.
Da qui il forte appello finale a votare no: “A Belluno più che altrove. I territori periferici rischiano più di tutti”, ha concluso Piccoli. “Andiamo tutti a votare e facciamo sentire la nostra voce. Ricordo che questo è un referendum senza quorum”.