I due cani ammazzati a Uson di Alano di Piave sono purtroppo solo gli ultimi di una lista lunghissima di animali che ogni anno muoiono per aver ingoiato esche o bocconi avvelenati.
E Belluno sembra essere un luogo di particolare degrado civile sotto questo profilo: insieme a Verona, Trento e Pordenone la nostra provincia è tra quelle del Triveneto dove avviene il maggior numero di avvelenamenti effettivi.
A dirlo è una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sulla base dei dati raccolti presso i veterinari pubblici e privati tra il 2011 e il 2013.
“Ogni anno – dicono in APACA, l’Associazione animalista che gestisce il canile-rifugio di Belluno – ci arriva notizia di decine di casi. In parte gli avvelenamenti sono dovuti all’ingestione di topicidi e lumachicidi che incoscienti spargono anche nei parchi, sui marciapiedi e lungo i cigli delle strade, ma in molti casi si tratta invece di esche e bocconi confezionati appositamente per uccidere animali.”
E’ al mondo della caccia che si deve la diffusione dei bocconi avvelenati: fino al 1977, infatti, l’uso dei bocconi avvelenati era consentito allo scopo di eliminare gli animali carnivori, naturali competitori dei cacciatori (come volpi, cani, gatti, rapaci, corvidi ecc.), o quelli ritenuti fastidiosi per l’agricoltura (come faine, donnole, volpi, nutrie, talpe, cani vaganti e, in questi anni, anche cinghiali e cervi).
Oggi, avvelenare un animale è reato ai sensi degli articoli 544-bis e 544-ter (uccisione e maltrattamento di animali) del codice penale e punito con pene che arrivano ai 2 anni di reclusione ed ai 30.000 euro di multa. Lo spargimento di sostanze velenose è punito, invece, dall’art. 14 del T.U. Leggi sanitarie (Regio Decreto 27.07.1934, n° 1265) con la reclusione da sei mesi a tre anni e un’ammenda da euro 51,65 fino a euro 516,46. Tra l’altro, il 18 luglio è entrata in vigore la nuova Ordinanza ministeriale che proroga i divieti sia di utilizzo che di semplice detenzione di esche e bocconi.
“La denuncia, anche contro ignoti, va presentata a qualsiasi organo di polizia. Ma non bisogna attivarsi solo a seguito della morte del cane – dicono in APACA – , è necessario farlo anche se si rinviene semplicemente del materiale sospetto: in questo modo si avvia comunque un’indagine, ma soprattutto obbligheremo il sindaco a bonificare e tabellare immediatamente l’area, evitando altre morti.”