Ci sembra che l’assessore regionale Bottacin sia molto impegnato a far capire ai Bellunesi che la causa della mancanza di risorse è da imputare al Governo centrale e non alla Regione del Veneto e quindi, in secondo luogo, che la Regione non ce la fa a dar seguito a quanto disposto dalla legge regionale 25/ 2014 sulla specificità bellunese. Fin qui sembra essere tutto chiaro.
Quello che risulta incomprensibile è il fatto che l’assessore Bottacin non dia seguito a quanto da lui stesso promosso e promesso: una ricognizione con le categorie economiche sul complesso della legge 25/2014 al fine di verificare gli ambiti possibili per dare attuazione alla specificità bellunese: quelli relativi alla parte normativa che non necessita di risorse, ma solo una delega. Mi riferisco in particolare alla delega sul “governo del territorio e del paesaggio” che potrebbe consentirci la possibilità di derogare e semplificare leggi di derivazione regionale o nazionale. Non solo.
L’assessore Bottacin non perde occasione per sottolineare che la specificità bellunese non è l’autonomia che godono Trento e Bolzano (questo sinceramente lo avevamo capito anche noi) e che, quindi, bisognerebbe guardare più in alto. Lo stesso Bottacin, peraltro, è artefice di una proposta per rendere zona franca tutto il territorio bellunese e non solo Sappada. Bene! Ma mi chiedo come e soprattutto quando si potranno realizzare le proposte dell’assessore Bottacin. Nel frattempo che fanno i Bellunesi?
In questo scenario abbiamo di fronte una scadenza importante data dal prossimo referendum costituzionale, che per il nostro territorio, significa avere una riconferma della nostra specificità, ammesso che passi il SI. Resta il problema delle risorse, rispetto alle quali, onestamente, non sappiamo come andrà a finire. Per quanto sopra chiediamo allo stesso assessore Bottacin, nelle sue rivendicazioni nei confronti dello Stato per le risorse che mancano, di farsi anche carico di un impegno o meglio di una tensione verso la necessità di più ampi spazi di autonomia per la provincia di Belluno. Se non altro, per non dar l’impressione di voler mantenere il centralismo regionale e non essere incoerente rispetto alle critiche che la sua parte politica fa nei confronti del centralismo romano.
Dario Cavalet – vice presidente Confartigianato imprese Belluno