“Non si ferma l’onda delle assunzioni a tempo indeterminato da parte del Comune di Merano”. Così il quotidiano Alto Adige dava notizia lo scorso 20 agosto di un nuovo concorso per due impiegati che segue la decisione di inserire un nuovo funzionario all’ottavo livello nell’ufficio cultura di lingua tedesca e di confermare con un nuovo concorso di ruolo la posizione di referente del museo civico di palazzo Mamming, fino a oggi a termine e l’assunzione di un nuovo capo ripartizione tecnica.
A segnalarlo è il nostro lettore Tomaso Pettazzi. Che sottolinea come queste disparità porteranno al fallimento della provincia di Belluno.
“In questo caso – sostiene Pettazzi – il confronto è tra il Comune di Merano e l’Uls di Belluno, dove mancano infermieri ed ostetriche, in sostituzione di personale pensionato.
Ma consideriamo pure la situazione del Comune di Belluno, dove da un lato il Conservatore del Museo Civico, Denis Ton, mi sembra abbia un contatto a 18 ore settimanali, e dall’altra mantiene due dipendenti a proprie spese c/o il tribunale. Notare che il Ministero di Giustizia deve ancora al nostro Comune oltre un milione di euro”.
Ma non è tutto. Perché c’è un’altra questione dove l’Alto Adige fa scuola rispondendo ai propri cittadini con una norma di protezione di sicura efficacia. Sul quotidiano locale di Belluno dello scorso 19 agosto, infatti, alla domanda “Da cosa dipende questo spopolamento dei centri urbani? il sindaco di Belluno Massaro risponde: «Dallo spostamento del baricentro commerciale e dei servizi. Una dinamica che interessa tutte le città d’Italia”.
Ebbene – sottolinea ancora Pettazzi – per quanto riguarda il commercio, “l’Alto Adige la spunta un’altra volta”, come recita il quotidiano on line “Altoadige.it” del I° luglio 2016. Infatti il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva la norma di attuazione in materia di pianificazione urbanistica del settore commerciale che dà facoltà alle Province di Bolzano e Trento di regolamentare in modo autonomo. In base alla nuova norma, quindi, Bolzano e Trento possono escludere o limitare nuovi insediamenti commerciali al dettaglio al fine di garantire il tessuto commerciale tradizionale e la tutela della vivibilità dei centri storici.