Qualche giorno fa il senatore Giovanni Piccoli richiamava l’attenzione sull’ipotesi di una moschea in via Feltre a Belluno, a seguito di una interrogazione del consigliere comunale Celeste Balcon.
La risposta ufficiale dell’amministrazione comunale per bocca del sindaco Massaro è stata che non risulta alcuna richiesta al Comune di Belluno e che per una moschea serve una variante. Caso chiuso.
Non proprio. Perché in città non si fa che parlare d’altro. Della futura moschea di via Feltre di cui si conosce anche il prezzo di acquisto dell’immobile che si aggirerebbe sui 250mila euro e la precisa dislocazione, ossia l’ex pub Kilkenni vicino alla pizzeria Bella Napoli e al distributore della Esso.
Probabilmente ha ragione il sindaco di Belluno quando afferma che per aprire una moschea o un centro di culto occorre una variante, un cambio di destinazione. Ma siamo in Italia, ed è facile acquistare da privato un immobile per adibirlo a sede di un’associazione culturale o una onlus.
Ma chi paga la bellezza di 250mila euro per acquistare un locale vicino al centro città?
Secondo le indiscrezioni sarebbero le comunità musulmane di Santa Giustina e Ponte nelle Alpi che evidentemente dispongono di questa cifra.
Secondo quello che ha detto Magdi Allam un mese e mezzo fa a Feltre, “In Italia bastano tre persone per costituire un’associazione onlus con regolare rogito notarile, per poi accedere, in quanto associazione culturale, ai finanziamenti del 5 per mille in Italia e chiedere ed ottenere finanziamenti da stati esteri. La Comunità Islamica di Firenze e della Toscana, con Imam Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii, è appunto una onlus di questo tipo, che tra l’altro ha ricevuto 25 milioni di euro di finanziamenti dallo stato del Qatar, per far costruire 33 moschee in Italia”.
E allora Belluno potrebbe essere una di queste 33 nuove moschee pagate dallo stato del Qatar, il principale finanziatore dei Fratelli Musulmani e di altri gruppi terroristici islamici in Medio Oriente e in Africa.