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Inquinamento Pfas arriva in Parlamento. Accolta Legambiente dalla Commissione parlamentare d’inchiesta

legambienteIl presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro, il portavoce del Coordinamento Acque Libere da Pfas Piergiorgio Boscagin ed il presidente del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Veneto avv. Luca Tirapelle, sono stati ascoltati ieri (mercoledì ndr) dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, raccontando le emergenze connesse alla presenza nell’ambiente di  sostanze perfluoroalchiliche, in relazione alla grave situazione di criticità che sta intessandolarghe fasce di popolazione in Veneto.
Innanzitutto sono state presentate le proposte oggetto delle petizioni promosse dalle associazioni e ancora in corso. La prima riguarda il fatto che attualmente non esistono limiti imposti dalla legge ma solo limiti di performance, risulta quindi indispensabile che il Parlamento ed il Ministero si attivino per normare questa emergenza, ponendo dei limiti improntati al criterio di massima precauzione. Sia per ciò che riguarda le acque potabili, quelle dei pozzi privati, di falda e superficiali. Alla commissione è stata, inoltre, fatta notare la necessità che nel territorio inquinato da sostanze perfluoroalchiliche le fonti di approvvigionamento degli acquedotti contaminati vengano sostituite, individuando tempi, modalità e risorse economiche per attuare gli interventi necessari quanto prima. Sottolineando pure la disponibilità da parte dei gestori dell’acquedotto in questo senso.

“È  importante da subito fermare l’esposizione dei cittadini a queste sostanze e la loro diffusione nell’ambiente -dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – per questo pensiamo che il miliardo di Euro annunciato dal Presidente delle Regione Zaia per il biomonitoraggio sulla popolazione debba essere speso in maniera molto attenta, garantendo comunque un elevato standard di screening ma modulando le modalità, il tempo ed il contesto di tali test si riuscirebbero a recuperare risorse indispensabili ed immediatamente spendibili per intervenire sulle fonti di approvvigionamento idriche contaminate sia per uso potabile che irriguo; senza gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini”.
“Cittadini che oggi stanno già pagando di tasca propria –  aggiunge Lazzaro – i costi dei carboni attivi necessari per purificare l’acqua dai danni causati dall’inquinamento della falda che, ricordo soprattutto agli Assessori regionali competenti, risulta essere la più estesa d’Italia”.

Legambiente e Coordinamento Acque Libere da Pfas ritengono per queste ragioni prioritario porre fine alla immissione nei corpi ricettori e, comunque, nelle acque di falda di queste sostanze da parte delle aziende che utilizzano e trattano i PFAS. Chi inquina paghi, è uno dei principi richiamati di fronte alla Commissione, perchè se è indispensabile agire sul disinquinamento altrettanto necessaria, in tempi rapidi, deve arrivare l’individuazione di tutte le responsabilità per fare in modo che il disinquinamento venga fatto pagare a chi si è reso responsabile di questo disastro ambientale.

“Appare stringente – ha sottolineato l’avv. Luca Tirapelle, presidente del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Veneto – la necessità di potenziamento degli organi statali preposti al controllo e alla prevenzione su di un territorio, quello Veneto, oltremodo negletto a causa del massiccio impatto inquinante derivante dal comparto chimico, industriale e conciario del bacino del Chiampo e da un’economia agricola di modello intensivo che utilizza abbondantemente prodotti fitofarmaci e fitosanitari”. “Per questo – prosegue Tirapelle – abbiamo chiesto di valutare la sussistenza della nuova ipotesi introdotta dalla recente Legge 68/2015 sugli Ecoreati e di attivare l’Avvocatura dello Stato per sopperire alle mancanze della Regione Veneto ed intraprendere le opportune azioni sia in sede civile che penale nei confronti dei responsabili”.

“I cittadini, che si ritengono tutt’altro che allarmisti hanno bisogno di risposte e di soluzioni e si aspettano dei progetti partecipati, chiari e comprensibili da parte di Regione Veneto e tutti gli organi competenti che salvaguardino la salute umana, l’agricoltura ed il territorio” conclude Piergiorgio Boscaggin, portavoce del coordinamento Acque Libere da PFAS che sul tema, assieme a Legambiente ha già raccolto oltre 10000 firme attraverso la petizione #bastaPFAS.

La Commissione ha recepito con molta attenzione il problema che l’associazione ambientalista si augura possa essere messo tra le priorità dell’azione del Parlamento e del Governo. Clicca qui per scaricare il documento di sintesi consegnato da Legambiente al presidente della Commissione Alessandro Bratti.

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