Con i soliti amici della montagna, oggi in una splendida giornata di maggio, mi sono avventurata ad esplorare i murales…Già perché qui in montagna in molti paesini c’era la tradizione di dipingere affreschi murali. Si tratta di un’attività secolare fatta a scopo estetico, ma anche per prestigio sociale e, soprattutto, per fede religiosa.
Ci avviamo col solito ritardo, a causa del marito della mia amica che, a nascondere la sua pigrizia, tira fuori qualche buona scusa ogni volta. Sappiamo che avrebbe preferito starsene sul sofà a vedere il giro d’Italia con la cronoscalata Castelrotto-Alpe di Siusi, ma, date le insistenze della moglie, eccolo arrivare trotterellando e inveendo contro qualcuno o qualcosa: forse il solito governo? il caldo di oggi improvviso? la pioggia che verrà? Sta di fatto che si parte e che l’itinerario prevede una sosta artistica a Canale d’Agordo, il paese di Papa Luciani, dove è previsto il taglio dell’insaccato di rito, del pane nero fatto dalla signora L* , il tutto innaffiato da ottimo vino rosso.
Dopo un’oretta di cammino, i murales ci si presentano innanzi coi colori un po’ sbiaditi, ma le linee molto chiare: molti hanno un tema sacro, rappresentano la Vergine o la Sacra Famiglia, o Gesù in croce. Temi insomma che ricordano antichi trittici medievali, anche se i murales risalgono al ‘600-‘700. Alcuni hanno forse una datazione più tarda e risalgono al XIX secolo. L’immagine sacra qualche volta rappresenta avvenimenti riguardanti il paese o vicende e grazie del proprietario, oppure è solo un messaggio di augurio e disponibilità per l’ospite.
Li scopriamo passo dopo passo e sono una meraviglia: qualcuno baciato dai raggi del sole ora alto (è circa mezzogiorno) altri nella penombra verso nord. G* oggi è in vena di pontificare e ci apre il cammino come validissimo cicerone, facendoci notare come la simbologia sia sempre molto raffinata, quasi come un testo scritto, una pagina delle Sacre Scritture o un sermone che risuona da qualche pieve di montagna.
“Continua la lezione!” scherza con un po’ M* che ironizza sul fatto che il nostro cicerone fa di professione l’insegnante e non smette di esserlo nemmeno di domenica… Infatti riprende con foga e dice: “…La casa più bella e splendidamente affrescata è l’ex ‘Casa delle Regole di Pittigon’, risalente al 1640, nella piazzetta in fondo al Colmel de Tancon. La Regola era un organismo politico-amministrativo, formato dai capifamiglia, che presiedeva il patrimonio comune dei pascoli e dei boschi, con un’ ampia autonomia dall’amministrazione centrale veneziana”.
Nel frattempo il gruppetto di amici viene distratto dall’arrivo del gestore della baita e dalla sua signora che portano il necessario per un rito ben più profano e laico: affettare, tagliare, mescere, imbandire. Sono i verbi che più ci piacciono. In un attimo ci scordiamo dell’arte religiosa e della sacralità dei murales: anche questa domenica la montagna ci ha riservato piacevoli sorprese. E’ d’obbligo una visita al paese con un bel giro ad ammirare le bellezze artistiche e gustare le bontà enogastronomiche.
Bruna Mozzi