Ampia partecipazione al Convegno a Longarone Fiere “Anello ferroviario delle Dolomiti, anno zero: prospettive di economia, turismo e integrazione europea”. Un centinaio i presenti nelle quattro ore, fitte di interventi qualificati e interessanti spunti per il nostro futuro legato al treno. In sala, tra gli altri, nonostante la contemporanea presentazione in Cattedrale a Belluno del nuovo vescovo Renato Marangoni, la senatrice Raffaela Bellot, alcuni sindaci bellunesi, rappresentanti di associazioni di categoria, come Appia e Confcommercio, quest’ultima nostra importante sostenitrice, rappresentata da Davide Zandonella Necca, della Consulta di Comelico superiore e membro del Consiglio direttivo. Numerosi i responsabili di vari partiti politici.
Organizzato del Comitato per l’Anello ferroviario delle Dolomiti per puntualizzare la situazione attuale dei progetti per lo sviluppo ferroviario e delle piste ciclabili del Bellunese, per chiarire quali prospettive possano aprirsi per gli operatori economici della Provincia oltre che per la nostra qualità di vita, per il rispetto e la salvaguardia ambientale.
L’intervento del sindaco Padrin, che ha portato i saluti anche dell’amministrazione provinciale, s’è incentrato in prevalenza su quanto si sta realizzando con la Regione per mitigare la situazione di disagio patita allo stato attuale dai viaggiatori bellunesi, sia su treno che su gomma, con l’occhio naturalmente teso alla più ampia prospettiva dell’Anello.
Il dr. Filiberto Dal Molin, presidente del Comitato, ne ha ricordato per sommi capi la costituzione e gli incontri fin qui realizzati, che l’hanno identificato come il più importante contenitore di realtà bellunesi interessate al problema, siano esse imprenditoriali, culturali, professionali, turistiche. Ha quindi sottolineato come si tratti di temi di grande importanza, che richiedono per prima cosa la stretta collaborazione tra Province, Regione e Stato al fine di realizzare le infrastrutture ferroviarie indispensabili, con l’elettrificazione e i collegamenti a sud, verso Venezia, e a nord verso la val Pusteria/Pustertal e l’Austria; auspicio già in parte realizzato col famoso protocollo di Cortina dello scorso febbraio.
Si è quindi proceduto alla consegna di diplomi di partecipazione a tesisti e relatori, in gran parte professori universitari, che avevano dato il loro contributo nei precedenti incontri. A tutti è stato inoltre regalata la copia anastatica del libro “Ferrovia Belluno-Cadore” dell’ing. A. Agostini, edito nel 1914, in occasione della realizzazione del tratto di ferrovia che giungeva a Calalzo di Cadore. Ai tesisti inoltre è stato consegnato un voucer per un soggiorno di fine settimana per due persone, offerto con significativo senso civico dall’Albergo Belvedere di Falcade, i cui titolari Anna e Paolo Scola sono convinti sostenitori del Comitato.
L’assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione Veneto Elisa De Berti ha fatto l’intervento politico più importante ed atteso. Dopo aver ricordato come il Governatore Zaia, all’inizio del suo mandato, le avesse esplicitamente richiesto di “far funzionare i trasporti anche nel Bellunese”, s’è dichiarata entusiasta della manifestazione cui è stata invitata, ed onorata per il compito assegnatole di relazionare sullo stato dell’arte, che vedrà finalmente il passaggio dall’intesa al progetto. Infatti, ha aggiunto, dopo il protocollo firmato lo scorso febbraio tra il governatore Zaia e il presidente bolzanino Kompatcher sulla realizzazione del Treno delle Dolomiti, si giungerà entro l’estate alla presentazione degli studi di fattibilità. Studi, ha sottolineato, che saranno proposti per la condivisione, alle forze politiche, imprenditoriali, sociali e rappresentative della popolazione bellunese, anche in base a valutazioni su costi, benefici ed impatto ambientale. Molto sentito il suo apprezzamento per l’impegno che costantemente sente profuso dal territorio verso il progetto ferroviario.
Anche l’intervento dell’on. Roger De Menech ha evidenziato la necessità di sinergia tra i vari gradi decisionali politici. Ha poi rassicurato la platea sul suo impegno a livello parlamentare perché le aspirazioni bellunesi trovino il massimo spazio all’interno del progetto “La cura del ferro” proposto dal ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, col quale sappiamo è in stretto rapporto. Ha aggiunto che anche con la Provincia di Trento deve essere firmato un protocollo per il congiungimento ferroviario Primolano – Feltre, perché solo un disegno d’insieme coerente faciliterà e velocizzerà i lavori dell’Anello, che, travalicando le attuali compagini governative, dovranno trovare fin d’ora il più ampio e trasversale consenso politico. lI momento economico, ha concluso, è molto delicato, ma giungendo alla sintesi tra Fondi per le Aree di Confine, Fondi Europei e risorse statali per piani strategici, sarà facile trovare le risorse annuali necessarie.
Appassionato l’intervento della prof.ssa Michela Possamai, dirigente l’Ufficio Scolastico territoriale di Belluno. “A un anno dal mio insediamento – ha affermato – durante il quale ho conosciuto le vaste problematiche nel campo scolastico del Bellunese, terra che si differenzia da ogni altra veneta, posso affermare che i ‘miei ragazzi’, pur nelle difficoltà, sono tra i migliori nel Vento per risultati ed impegno”. Ciononostante gran parte di essi, una volta diplomati, tendono a voler abbandonare la loro terra perché “si sentono limitati, chiusi”. Varie sono le necessità cui sentono non viene data risposta, tra le quali si evidenzia appunto la limitatezza dei trasporti e dei collegamenti ferroviari. L’Anello ferroviario, dando più opportunità di collegamento con l’Italia e con gli ambienti universitari e,tramite il nuovo traforo del Brennero, con l’Europa, darebbe loro l’opportunità di sentirsi parte attiva in un mondo globalizzato, pur senza rinunciare alle loro radici.
Massimo Girardi, presidente di Transdolomites, associazione della Val di Fassa che propone la rinascita delle Ferrovia montane dolomitiche, ha illustrato al pubblico le principali realtà ferroviarie intervallive alpine, per ora prevalentemente a sviluppo nord/sud e sì è poi soffermato sulla Transdolomitica, proponendone l’attualità per un fantastico viaggio tra montagne e i valichi alpini da Occidente ad Oriente, tra i quali l’Anello delle Dolomiti dovrà recitare una parte da protagonista. Ha proposto quindi un breve filmato girato assieme ad una classe di scuola superiore che dalla Val di fassa, utilizzando vari mezzi di trasporto (corriera, treno, bus, tram), mai l’auto, è giunta in Val Venosta, visitandone le bellezze ambientali e turistiche. In quel caso il treno è quanto di più panoramico, turistico, frendly e privo di barriere architettoniche si possa immaginare.
Il prof. Rinaldo Genevois, del Dipartimento di Geoscienze dell’Università patavina,ha tenuto l’intervento forse più tecnico, sulle problematiche geologico-tecniche del tracciato ferroviario, ma anche quello che ha reso evidenti quanto queste siano da tenere nella massima attenzione per la scelta del tracciato. Le numerose aerofoto presentate hanno chiarito anche ai meno informati quali siano le difficoltà di realizzazione di un tracciato ferroviario in un territorio montuoso e delicato come il Bellunese, caratterizzato da frane storiche sempre attive. Un monito quindi, ma anche un aiuto, rivolto alla classe politica, cui spetta il compito della scelta.
Molto tecnica anche la relazione del prof. ing. Giovanni Longo, del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste, nonché presidente di Trieste trasporti S.p.a., basata sulla corretta valutazione economica delle Infrastrutture nel sistema dei trasporti. Ogni variante, ha affermato, deve esser presa nella massima considerazione; solo una sintesi perfetta di esse deve portare alla scelta finale a favore di u mezzo o dell’altro, pena una doppia sconfitta, economica per chi la realizza e deve poi gestirla, e di utilizzo, parziale se non completo, da parte degli utenti. Alcuni di questi casi hanno portato a cause legali milionarie.
Anche l’intervento del prof. Stefano Munarin dello Iuav di Venezia, ha entusiasmato il pubblico. Profondo appassionato ed utilizzatore del treno (non possiede auto) e persona amante della nostra montagna, che frequenta fin dalla giovinezza, Munarin, urbanista di fama, ha parlato del caso della Ferrovia della Val Vanosta. Ne ha tracciato la storia, dal declino degli anni sessanta, fino al rischio di chiusura come altri “rami secchi”, fino alla rinascita dovuta alla lungimiranza politica (ma anche alle disponibilità economiche della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen). Ora la tratta è utilizzata al massimo da numerosi target di viaggiatori (quattro milioni di passaggi annui), ed è divenuta un volano che ha trasformato le cittadine che collega. Le stazioni, da luogo/non luogo di semplice attesa o arrivo, sono divenute un nuovo contenitore di attività commerciali, artigianali, turistiche; si sono connesse in modo completo col centro cittadino, tramite l’allargamento ed inglobamento nelle zone a traffico limitato. Le loro strutture, quasi fatiscenti,sono state portate a nuova vita, con semplici restyling o decisi interventi innovativi. Anche altri contenitori prossimi alle stazioni hanno ritrovato nuova vita e nuova utilizzazione. Amaramente ha concluso mostrando la triste immagine dell’Ufficio turistico della stazione di Calalzo, che utilizza frequentemente per raggiungere Pozzale, luogo decennale delle sue vacanze; tristemente chiusa da tempo e amaramente sprangata con una saracinesca.
E’ stata quindi la volta del dr. Tomaso Pettazzi, segretario del Comitato, che, partendo dalle problematiche evidenziate dalla passata stagione invernale, siccitosa e con nevicate avvenute solo verso febbraio, ha prospettato alcune ipotesi per destagionalizzare il turismo, offerte dal treno delle Dolomiti. Tra queste molto importante ritiene il cicloturismo, che è sostenibile, leggero, inclusivo, destagionalizzato, vuol riscoprire il territorio, ne scova i tratti caratteristici, le mille sfaccettature, riscoprendone le attività complementari, la storia, i costumi, la gastronomia, l’artigianato, decretandone la polifunzionalità. Si parla ormai di bikeconomy. Ogni località raggiunta dal Treno delle Dolomiti diverrà centro di irradiamento, hub, per le innumerevoli direttrici che da essa si dipartiranno, spoke. Permetterà di aprire ad un nuovo turismo sostenibile vallate che finora ne erano state tenute al margine e quindi prive di strutture, decretando lo sviluppo di tipologie alternative, nuove o riscoperte, di accoglienza turistica
Lucio Eicher Clere, giornalista, responsabile per l’Ass.ne “Albergo diffuso Costauta”, ha portato l’esempio di queste alternativa di accoglienza, che, senza necessità di molte disponibilità economiche,ha portato in paese migliaia di persone interessate alla scoperta di nuovi standard turistici, lontani dai centri più alla moda e con concentrazioni esasperate di masse indifferenziate. Ha usato toni critici nei confronti del regolamento provinciale che pretende di regolamentare a tavolino l’Albergo diffuso, mentre ha elogiato lo spirito collaborativo della Regione. Ha quindi ricordato l’analoga esperienza realizzata a Belluno, “I borghi della Schiara”, nostro qualificato sostenitore.
Intervento finale ad opera del dr. Giuliano Vantaggi, consulente marketing per il turismo e per la Fondazione Dolomiti Unesco. Partendo da numerosi dati riferiti alle realtà turistiche mondiali, è giunto alle numerose opportunità turistiche derivanti dalla Ferrovia delle Dolomiti che si compenetrano con le innumerevoli potenzialità del ns. territorio. “Ogni stazione – ha affermato – opportunamente ristrutturata come magistralmente spiegato dal prof. Munarin, potrebbe essere rinominata in base ai veri e propri distretti (economici, culturali, religiosi, ecc.) del suo circondario, suscitando così la curiosità alla visita e alla permanenza di nuove tipologie di turisti, molti dei quali potrebbero venir cooptati tra i crocieristi che giungono in Laguna.
Il Convegno è terminato in perfetto orario e ha avuto degna postilla conclusiva con il filmato realizzato da Aics Belluno “1914 – 2014. Cento anni di Ferrovia del Cadore”. Nel 1914 veniva infatti completata la linea ferroviaria Padova – Calalzo di Cadore e per tutto il territorio fu occasione di rilancio economico e sociale. Attraverso suggestive immagini e filmati di archivio, spesso inediti, sono stati narrati i cento anni di storia ferroviaria nel Cadore e con le testimonianze di Evaldo Gaspari, memoria storica del famoso Treno delle Dolomiti, è stato illustrato il rapporto, spesso conflittuale, che ha caratterizzato la presenza della ferrovia nel territorio bellunese.