L’accordo per l’elettività della Provincia, il referendum per l’autonomia del Veneto, le aperture arrivate dal Friuli Venezia Giulia: questi i temi caldi affrontati dall’assemblea del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti sabato pomeriggio in Birreria Pedavena.
Sulla questione elettività, “la partita è ancora aperta, ma le speranze che l’accordo possa essere rispettato si stanno indebolendo”, ha spiegato il vicepresidente Danilo Marmolada, che ha sottolineato però l’importanza di aver messo nero su bianco questo impegno, sottoscritto dal partito di governo e da rappresentanti dello stesso.
“In un accordo tra gentiluomini – ha continuato Diego Cason -, se questo non viene rispettato, la colpa non può ricadere su chi ha fatto di tutto per onorarlo, ma su chi non mantiene la parola data”. Per Andrea Bona, “il Partito Democratico bellunese ha perso ogni diritto di parlare di autonomia in questa terra”.
E’ toccato poi allo stesso Bona illustrare la situazione politica: “A ovest, Trento e Bolzano hanno chiuso le porte, preoccupati a difendere la loro autonomia dalla politica centralista del Governo; a est, c’è stata l’apertura da parte della presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, per il passaggio della Provincia di Belluno alla Regione autonoma. Non sappiamo se è una provocazione o una proposta reale, ma siamo pronti a vedere le carte”. Diego Cason ha portato esempi, numeri alla mano, del peso di Belluno in una Regione Dolomiti: “In Veneto siamo il 4% della popolazione, con due consiglieri regionali; in Friuli saremmo il 14,5% con 7 consiglieri, mentre in Trentino – Alto Adige rappresenteremmo il 16,5% degli abitanti con 9 consiglieri”. Poi, le questioni referendarie nazionali e regionali: “In autunno si voterà sulla riforma costituzionale. Una riforma che cancella le province, centralizzando il potere e le decisioni nelle regioni e soprattutto nello Stato; una riforma portata avanti da forze consevatrici e reazionarie che non ci piace per nulla. – ha spiegato Bona – Poi c’è la questione del referendum per l’autonomia del Veneto: qui si mette in gioco il rapporto tra Regioni e Stato, ma anche tra cittadini e Stato”.
Tra gli ospiti interventuti, la senatrice Raffaela Bellot, il deputato Federico D’Incà, il rappresentante del comitato referendario sappadino Alessandro Mauro e il consigliere provinciale Fulvio Valt. Impossibile non affrontare il caso Sappada, con tutti i suoi risvolti locali e nazionali: Bellot ha ribadito il suo impegno nel chiedere la ricalendarizzazione di Sappada al Senato, mentre D’Incà ha annunciato la richiesta di portare i casi di Lamon e Sovramonte in discussione alla Camera. Valt, da parte sua, ha nuovamente condannato lo stop del consiglio provinciale bellunese, ricordando il suo ordine del giorno per sostenere il passaggio oltre confine di Sappada. Da Alessando Mauro l’attacco più deciso: “Il caso Sappada non tocca solo i sappadini, è il caso Belluno, è il caso montagna. Si è deciso di non decidere: vorrei chiedere a chi ha voluto questo quali sono i progetti concreti per la montagna bellunese. Sono felice di essere qui con altri cittadini impegnati in ogni modo a difendere il proprio territorio”.
In chiusura, l’europarlamentare Herbert Dorfmann: “La riforma costituzionale in atto non piace nemmeno a Bolzano; un territorio autonomista e federalista non può accogliere favorevolmente una riforma centralista”. E sull’accordo elettorale: “Il Partito Democratico sapeva cosa stava firmando, è ancora al governo e ha tutte le possibilità per far rispettare il patto; il Bard fa bene ad insistere con il Pd nel chiedere che mantenga la parola data”.
Nel corso dell’assemblea, il vicepresidente Danilo Marmolada ha ripercorso gli impegni principali affrontati a livello locale, regionale, nazionale ed europeo dal movimento; sono stati poi esaminati ed approvati il nuovo statuto, il rendiconto 2015 e il bilancio di previsione 2016.
Assemblea del Bard a Pedavena tra vecchi obiettivi e nuove sfide
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