Si preannuncia un Natale caldo sul fronte dell’autotrasporto. E’ di ieri una conferenza stampa regionale durante la quale le Associazioni del trasporto artigiano veneto Fita Cna e Confartigianato Trasporti hanno presentato un documento rivolto ai parlamentari veneti di tutti gli schieramenti dove si stigmatizzano alcuni passaggi della legge di stabilità particolarmente penalizzanti per il settore dell’autotrasporto.
“Il Governo sta scherzando con il fuoco – commentano il presidente provinciale di Confartigianato Trasporti, Daniele De Bona e il presidente provinciale Appia-Cna Trasporti, Roberto Pellizzari: se si fermano gli autotrasportatori , che garantiscono all’80% la movimentazione delle merci sul territorio nazionale, si ferma tutto!”.
“Non sono certo piacevoli – proseguono i due dirigenti – le previsioni di scioperi, fermi od operazioni lumaca che incidono negativamente sulle persone e soprattutto sui bilanci già magri del nostro comparto. Ma il Governo deve dare subito un segnale di attenzione altrimenti qui si rischia una ecatombe di imprese e posti di lavoro difficilmente quantificabile. Non si capisce la strategia sulla logistica di questo Governo che rischia di penalizzare il nostro tessuto imprenditoriale a favore dei grandi gruppi stranieri. Ed è incomprensibile anche la freddezza delle organizzazioni del trasporto nazionale su questi temi”.
Le richieste degli autotrasportatori veneti sono di riconsiderare alcuni passaggi della Legge di stabilità, in particolare:
• di offrire anche alle piccole e medie imprese (che realizzano i trasporti nazionali e locali) la possibilità di “ridurre” il costo del lavoro nella stessa misura che ora è prevista esclusivamente per le imprese strutturate e già rivolte ai mercati internazionali;
• di non rimodulare e semplificare ulteriormente il sistema di deduzione delle “spese non documentate” ed altresì prevedere un “recupero” di quanto è già stato sottratto indebitamente alla categoria in sede di Unico 2015. Circa l’80% delle imprese di trasporto usa queste deduzioni per far quadrare i magri bilanci; la riduzione sulle stesse, operata dal Governo in agosto, ha già comportato un aumento dell’IRPEF dovuta di circa il 36%;
• di non rinunciare al rimborso delle accise sul gasolio per autotrazione per i veicoli Euro 1 e Euro 2. Una eventualità penalizzante ed in molti casi “devastante” per le imprese associate, siano esse del “trasporto merci” che del settore “trasporto persone”;
• di avviare una seria riflessione ed un ripensamento di quanto previsto a valere per i futuri provvedimenti ed incentivi economici destinati sia alla cosiddetta “formazione” che agli investimenti nel settore dell’autotrasporto, incentivi che vengono utilizzati solo da poche grandi imprese.
“Infine – sottolineano Pellizzari e De Bona – la categoria si era illusa, dopo alcuni incontri tra Governo e Associazioni dell’autotrasporto, che alcune delle questioni più spinose avessero trovato una loro definizione ma, sembra che molte si siano perse per strada come la tracciabilità dei pagamenti, la indeducibilità delle fatture se non pagate entro sessanta giorni dall’emissione, la cancellazione dell’assetto giuridico del Sistri, solo per citarne alcune”.
“Vogliamo ricordare al Governo, ma anche alle nostre Associazioni nazionali, che i provvedimenti per l’autotrasporto non possono prescindere dal fatto che il vero tessuto dell’autotrasporto italiano è costituito per la gran parte da imprese individuali e società di persone – già stritolate da burocrazia e pressione fiscale asfissiante – e che, per il 49% ,sono dotate di un unico e solo mezzo. Penalizzare queste piccole imprese per favorire le imprese più strutturate significa mettere a repentaglio la sopravvivenza del trasporto artigiano che nel Bellunese è calato in tre anni dell’8,5% assestandosi a 182 realtà imprenditoriali.”