Sta cominciando la stagione invernale: tra un po’ si aprono le piste, ricominciano a funzionare gli impianti per la nuova avventura dei vacanzieri e soprattutto arriveranno le frotte di sportivi della domenica. Non è che li voglio denigrare: tutti abbiamo il diritto di divertirci come meglio ci pare, di scherzare in compagnia, di sciare o ciaspolare o scendere dalle vette innevate con lo snowboard. Un po’ meno però di fare casino disturbando il vicino che della natura ha fatto e fa un motivo di relax tra pace e silenzio o di strombazzare in piazza con i loro mega-suv.
Riecheggiano oramai le piste di dialetti di tutta Italia; una volta si sentiva qualche parola in bolognese o di qualche “foresto”, oggi invece gli accenti sono un po’ da tutto lo stivale, romani e napoletani, siciliani e pugliesi, immancabile poi qualche turista straniero stanco delle proprie piste da sci oltreconfine.
Comincerà la solita solfa della sicurezza sulle piste – non si finisce mai di fare le giuste raccomandazioni – sull’uso del casco, sulla prudenza che non è mai troppa, sull’educazione e il galateo che spesso non si sa più dove stiano di casa. Frotte di pendolari della neve che la domenica mattina si spostano nelle loro rumorose scatolette metalliche per scenderne carichi di zaini, sci, bastoncini, giacche a vento, in perenne gara su chi ha l’attrezzatura più tecnica, firmata e costosissima.
– Non ne possiamo più!! mi dice un signore un po’ attempato ben noto in paese.
– Sta’ zitto – sbotta un altro seduto vicino a lui al bar della piazza centrale – se non arrivassero come potremmo vivere? Certo saremmo ancora a pascolar mucche e stop!
– Tornando al vecchio sistema della montagna – ribatte il primo – allevamento e vita semplice, come dice un uomo che di montagna se ne intende, Mauro Corona “un pasto al giorno e tempo libero nella natura”. Io son di questa idea…anch’io la penso così! Salta fuori un altro avventore del bar appena sceso dal suo suv (sono le contraddizioni del genere umano…che ci possiamo fare?).
La conversazione continua così fino al prossimo caffè corretto e poi tutti se ne ritornano ad affondare il capo sul quotidiano e si chiudono nel mutismo tepido della tarda mattinata. Il sole del mezzogiorno nel frattempo ha cominciato a riscaldare l’aria. Nel parcheggio vicino al bar brillano al sole non più le fontane d’acqua o i lavatoi del paesaggio di un tempo che fu, ma i finestrini delle auto e dei pick-up arrivati in paese per scaricare il materiale dei nuovi impianti.
Tutto è pronto. Passa in bicicletta imbacuccato, ma riconoscibile, il solito tipo strano che inveisce contro tutti, esordisce con qualche bestemmia e maledice la montagna e tutti quanti i turisti: non omette nessuno, ce l’ha anche con governo, con i santi, con la moglie che lo ha lasciato molti anni fa. Si ferma, parcheggia la bici e ordina l’ennesimo bianco mentre elemosina una sigaretta da qualche signore più gentile che gliela offre e gliela accende. Passa un’auto di vacanzieri in transito verso altra meta; chiedono un’ informazione su un hotel di un paese vicino. Diamo loro l’indirizzo preciso e le indicazioni di rito. Poi si continua a parlare del tempo: arriverà la neve! Dice uno. Macchè…pare che piova e basta… e le imprecazioni indicibili qui fioccano lente e continue come una nevicata che tanti attendono per innevare le piste e richiamare anche il cittadino di pianura più pigro che non si decide ad abbandonare il sofà di casa per farsi una bella sciata quassù.
L’albergatore dell’hotel M*** dice che ha già tutto prenotato per il ponte dell’Immacolata:
– Sarà un pienone memorabile. Ho venduto anche l’ultima camera singola proprio iersera. Ora attendiamo solo la neve vera…e se non verrà, va bene anche quella finta. Tanto la gente si diverte lo stesso e io posso sentirmi la musica più bella che adoro quella del dlin dlin della mia cassa… Il barista annuisce, ma appena può di nascosto fa capire che si dissocia e che è molto scettico sull’idea del suo compaesano.
Stessi dilemmi della città, della pianura e di ovunque: qui si tratta di far quadrare i conti a fatica ma nel rispetto di tutti e dell’ambiente e del turismo a impatto zero oppure di accettare il turismo spesso barbaro finalizzato al business e al denaro, nel meccanismo senza fine dello sviluppo sfrenato che rovina e distrugge. Il paradiso innevato rischia di divenire un inferno per chi ci abita e anche per chi nella montagna vorrebbe rigenerarsi ritrovando il contatto con la natura e con la dimensione più antica dell’uomo.
Facciamola breve: quest’anno sulle piste andiamo con la prudenza dei virtuosi per divertirci nel rispetto di tutti e soprattutto della nostra amica montagna sempre silente e vigile lassù in alto. Non destiamola con la caciara dei villeggianti. Questa volta divertiamoci “sottovoce”.
Bruna Mozzi