A Belluno è aperto un dibattito sul servizio socio-sanitario che riguarda tutti: in primis i cittadini, ma anche il sindaco, passando per punti di riferimento cruciali come farmacisti e medici di base. La questione nasce da politiche regionali che impongono l’aggregazione dei medici di famiglia in grandi ambulatori, senza tener conto delle specificità dei territori.
La questione si è accesa, anche sulla stampa, a proposito dell’annunciata aggregazione di Cavarzano. I punti di vista in gioco sono vari. Tra i medici di base ci sono favorevoli al trasloco, altri che preferirebbero rimanere nel loro ambulatorio di quartiere. I farmacisti vedranno spostarsi, con i medici, anche la maggior parte dei pazienti. Una parte degli abitanti, quelli di Cavarzano, saranno contenti di avere un centro funzionante magari 24 ore su 24, con infermieri e segreteria. Tutti gli altri, specialmente se anziani, vedranno allontanarsi l’ennesimo servizio e si sentiranno sempre più abbandonati.
Vorrei però proporre un’alternativa ai cori contrapposti di ‘favorevoli’ e ‘contrari’ all’aggregazione di Cavarzano, proponendo una strada che giudico valida perché è l’unica che si basa sulla tutela dell’interesse dei cittadini, in un periodo in cui preoccupa la desertificazione dei servizi nel territorio, anche del capoluogo. Tre i punti chiave: piccole aggregazioni, farmacie meglio distribuite in città, ambulatori locali aperti e accessibili in orari adeguati.
A Cavarzano abitano più del doppio delle persone rispetto al centro storico della città. E’ giusto offrire lì più servizi: un maggior numero di medici, ma anche più farmacie. Il sindaco, massima autorità in tema di sanità pubblica, potrebbe rivedere la collocazione delle farmacie nel comune, proponendone una distribuzione più coerente con lo sviluppo demografico e le esigenze dei cittadini. Crediamo, inoltre, che sia importante adeguare le dimensioni delle aggregazioni alle esigenze della città e favorire un’aggregazione anche nell’area della stazione ferroviaria, ben servita da mezzi e parcheggi.
Apprezziamo la richiesta dei medici di poter mantenere vivo l’ambulatorio nella località in cui si trova ora, limitando così i disagi agli anziani. Va da sé che tutti gli ambulatori dovranno rimanere aperti in orari adeguati, offrendo garanzie di accessibilità.
Riunire più medici di base in un’unica struttura è facile e indolore in pianura. A Belluno, per conformazione e per l’alto numero di anziani, l’aggregazione richiede grande cautela e disponibilità da parte di tutti. Occuparsi delle esigenze dei pazienti cronici significa puntare sulla capillarità dei servizi nel territorio (appunto ambulatori, farmacie e altri presìdi), perché, ad esempio, non tutti gli anziani possono farsi accompagnare dai famigliari o accedere comodamente ai mezzi pubblici.
Il nostro è dunque un messaggio positivo e propositivo, rivolto a cittadini e amministratori: invitiamo a cogliere l’occasione del cambiamento per migliorare i servizi, combattendo una desertificazione continua che ha già causato troppi danni al tessuto sociale e alla qualità della vita dei bellunesi.
Roberto Grubissa – presidente di Federfarma Belluno