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lunedì, Settembre 9, 2024
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Riforma Senato. Piccoli: “Nuove disparità di trattamento in vista, Veneto penalizzato, Trentino – Alto Adige salvo”

Giovanni Piccoli, senatore Forza Italia
Giovanni Piccoli, senatore Forza Italia

“La riforma costituzionale in corso di discussione al Senato rischia di depotenziare le autonomie locali, svuotando di competenze le Regioni e affermando il principio generale “Prima lo Stato”. E’ un passo indietro, uno schiaffo ai principi di sussidiarietà e buon governo. Gli unici a salvarsi ancora una volta sono i cugini autonomi di Trento e di Bolzano”.

E’ questo in sintesi il messaggio contenuto nell’intervento pronunciato dal senatore Giovanni Piccoli durante i lavori in corso al Senato per la riforma della Carta Costituzionale.

“Il problema non è tanto e solo il ruolo del Senato quanto la visione futura dei rapporti tra Stato e Regioni e, più in particolare, gli enti locali”, afferma Piccoli che circostanzia: “Anziché fare chiarezza sul riparto di competenze tra Stato e Regioni, si è fatta ancora più confusione, introducendo una clausola di supremazia a favore del primo. A creare caos è anche la novità delle “disposizioni generali e comuni” che nei fatti consente allo Stato, su proposta del Governo, di intervenire in materie di competenza regionale. Così non va bene: si incentiva il caos interpretativo e, con ogni probabilità, anche la conflittualità davanti alla Corte Costituzionale”.

“Questo sistema porta dritto a una nuova stagione centralista con buona pace delle diverse rivendicazioni territoriali: ancora una volta la “livella” dell’Esecutivo potrà abbattersi sulle Regioni senza fare distinzione alcuna tra realtà virtuose e realtà sprecone. Ancora una volta, per il Veneto, è una operazione al totale ribasso”.

“L’operazione è chiara: la mortificazione delle Regioni passa attraverso l’indebolimento del Senato e viceversa. Altra cosa sarebbe un Senato con Regioni forti, responsabili e messe nelle condizioni di operare e guardare in faccia lo Stato senza rapporti di subalternità”.

“A rendere tutto questo intollerabile è la clausola di salvaguardia a favore delle autonomie speciali che possono continuare a contrattare con lo Stato nuove forme agevolative, anche in materia fiscale. Più che una riforma, è una controriforma”, conclude Piccoli.

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