Terna, gestore della rete elettrica nazionale, ha pubblicato oggi l’avviso legale sull’avvenuta trasmissione della documentazione del progetto di “Razionalizzazione e Sviluppo della rete nella media Valle del Piave”, intervento inserito nel Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico e in fase di Valutazione di Impatto Ambientale fin dal 2011. La pubblicazione legale di oggi sui quotidiani locali riporta anche l’elenco di tutti i terreni (identificati dalle particelle catastali) ed i relativi proprietari interessati dall’intervento di razionalizzazione, che sono ora vincolati perché potrebbe essere loro imposta una servitù di elettrodotto.
Terna ricorda che – a valle dell’approvazione del Piano di Sviluppo da parte del Ministero – l’autorizzazione alla realizzazione dell’intervento era stata richiesta dopo quattro anni di concertazione preventiva con gli Enti Locali, conclusa con la firma di due Protocolli di Intesa sulla localizzazione. La stessa integrazione volontaria – ora in esame quale variante oggi in valutazione – adotta, dandone piena attuazione, quanto indicato dalla Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale nel corso dell’ultimo sopralluogo con gli Enti Locali.
Ogni valutazione sul progetto, dunque, è in capo al Ministero dell’Ambiente titolare della procedura di VIA, cui vanno destinate eventuali osservazioni in forma scritta, anche a mezzo mail, entro 60 giorni.
Terna precisa che il nuovo tracciato di progetto (integrazione volontaria), come indicato dalla Commissione Tecnica VIA, non interesserà il Comune di Limana e attraverserà il Comune di Belluno con circa 1,2 chilometri di nuova linea 220 kV “Polpet-Scorzè” e circa 700 metri di linea 220kV “Polpet – Vellai”. Il resto delle linee non subirà modifiche rispetto alle precedenti due ipotesi progettuali.
Terna conferma ancora una volta la piena disponibilità a illustrare in ogni sede le criticità della rete elettrica esistente nel Veneto e le soluzioni progettuali ipotizzate per metterla in sicurezza, arginando il rischio blackout cui è esposta dovendo importare il 40% dell’energia che viene consumata da famiglie e imprese.