Il sociale deve tornare al centro del progetto di riordino della sanità in Veneto: a dirlo, puntando il dito contro l’esclusione totale dell’ambito sociale dal progetto di legge sul nuovo assetto delle aziende sanitarie della Regione e sulla cosiddetta Azienda Zero, è il capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, Jacopo Berti.
Berti è infatti vicepresidente della Quinta commissione consiliare, che si occupa appunto di sanità:
“Il sociale non viene mai menzionato nel progetto di legge dell’Azienda Zero – rivela il consigliere – e il fatto che da sempre sia in secondo piano trova molte prove in questi giorni nella cronaca regionale”.
Solo qualche giorno fa, ad esempio, la Regione ha chiesto alla cooperativa padovana Ipas di rendere i 4,2 milioni di euro che erano stati finanziati per l’apertura e l’avvio di un centro logistico a Monselice, nel quale avrebbero dovuto lavorare categorie svantaggiate.
“Il centro non è mai decollato realmente e ora il Governo veneto vuole indietro i soldi – tuona Berti – confermando che nella delibera con cui l’ex assessore Sernagiotto elargiva decine di milioni di euro il sociale non era, per usare un eufemismo, un punto fondamentale per accedere alla graduatoria”.
A Rovigo, nel frattempo, 80 bambini con deficit sensoriale sono destinati a rimanere senza il fondamentale servizio di integrazione scolastica a causa dei soliti tagli indiscriminati alle risorse sul sociale.
Le cose, però stanno per cambiare.
“Stiamo scrivendo molti emendamenti alla legge regionale sulla sanità – conferma il capogruppo del Movimento 5 Stelle, che giovedì ha visitato le strutture della fondazione Riviera Onlus di Mira, la quale offre servizi di assistenza a disabili – il sociale deve tornare al centro dell’attenzione, e noi ce lo riporteremo”.
—