Erik Weihenmayer ha 46 anni, viene dal Colorado ed è il primo alpinista non vedente che ha salito la parete sud della Marmolada.
Un’impresa preparata e fortemente voluta, che si aggiunge ad una lunga lista che caratterizza gli oltre trent’anni della sua eccezionale carriera alpinistica e sportiva. Dopo la perdita della vista a tredici anni Erik ha deciso di sperimentare tutti gli sport che la retinoschisi non gli aveva mai permesso per il rischio di distacco delle retine. Oggi è tra i 150 alpinisti al mondo che hanno salito le “Seven Summits”, le cime più alte di ogni continente, e l’unico non
vedente che abbia raggiunto la vetta dell’Everest. Ultima impresa, nel 2014 la discesa in kayak del Fiume Colorado, attraverso il Gran Canyon, per 277 km guidato a distanza dall’amico Timmy O’Neal, uno tra gli arrampicatori mostri sacri della Yosemite Valley, che lo ha accompagnato anche ieri ( Sab 22) lungo la Don Quixote sulla Regina
delle Dolomiti. Il team composto dall’aspirante guida alpina Fabrizio Dalla Rossa in cordata con Manrico Dell’Agnola, questa volta in veste di fotografo reporter dell’impresa, e dalla guida alpina Marco Bergamo, a capo della coppia americana, è partito dal rifugio Falier alle tre di notte ed ha attaccato la parete alle cinque. Qualche
preoccupazione per i primi tiri, che essendo facili potevano essere complicati da individuare al buio, ma che in realtà non hanno dato nessun problema. Alle quattordici il fantastico quintetto si trovava già sotto il tratto chiave della via: un tiro di 6a superiore a cinque lunghezze dalla cima. “Sale come un treno!” Dalla Rossa così ha confermato per telefono quanto visto purtroppo poco dal rifugio a causa delle nuvole, che per tutto il giorno hanno avvolto gli
alpinisti in modo quasi “fantozziano” tenendoli al freddo. Ma malgrado ciò alle 18 erano tutti e cinque in vetta finalmente baciati da un tiepido sole, ma si sa! Il sole bacia in fronte gli audaci.
La determinazione di Erik era ben chiara già dalla sera prima, difronte al piatto di spaghetti al ragù particolarmente graditi in questo soggiorno bellunese insieme alla polenta. Per dei normo vedenti è impossibile capire che cosa lo spinga ad affrontare prove così impegnative e quali siano le sue sensazioni, ma per Erik è molto semplice: “mi piace il gesto dell’arrampicata, il leggere la roccia con le mani, il vederla con la mente e il dover risolvere continuamente situazioni problematiche.” “Percepisco perfettamente il vuoto, a volte batto le mani o faccio dei rumori perché per me è importante ascoltare lo spazio ed è questo che mi permette di muovermi con sicurezza”. Emozioni così forti e tale determinazione non possono non essere condivise soprattutto con i giovani. Da qui i numerosi libri scritti e il progetto “No Barriers ” rivolto ad aiutare tutte quelle persone che si trovano ad affrontare qualche barriera e che
dentro di loro devono trovare la forza per superarla. Ecco che la Marmolada si è presenta a lui come una nuova sfida, per documentare la quale, ha chiesto la collaborazione di uno tra i più quotati alpinisti fotografi: Manrico Dell’Agnola. Per Manrico un grande riconoscimento professionale e la soddisfazione di aver vissuto un’esperienza così intensa con un gruppo affiatato e con personalità coinvolgenti e travolgenti come quelle di Erik e Timmy. Entusiasmo alle stelle di Dante, gestore del rifugio Falier, che in 62 anni ha vissuto quasi tutte le più grandi imprese sulla Marmolada e che reputa quella di Erik una della più eccezionali.
Chissà stanotte quali immagini Erik ha recuperato nella sua mente tra i ricordi di bambino per dare forma alla sua gioia. I festeggiamenti all’Hotel Alleghe da Silvano Rudatis, dove lui è Timmy sono ospiti, lo avranno aiutato a colorare questo altro ricordo indelebile.
Antonella Giacomini