“Merda, merda, merda! E’ il grido del cast al completo, mano nella mano a sipario chiuso e luci spente, che accompagna ogni spettacolo. Una triplice ovazione che trae le sue origini nell’800, quando al teatro giungevano le carrozze con i cavalli. E più escrementi c’erano voleva dire più spettatori presenti allo spettacolo”.
A raccontare le usanze scaramantiche del mondo del teatro è Gino Marchetti, aiuto macchinista dal 1970, tecnico tuttofare, nonché punto di riferimento al Teatro comunale di Belluno per direttori di scena e registi, che lo scorso pomeriggio di martedì 11 agosto, per la rassegna culturale “Ferragosto e dintorni” ha accompagnato nella visita dietro le quinte del Teatro. Una interessante iniziativa del Ctg di Belluno e della Fondazione Teatri delle Dolomiti attraverso i luoghi della movida di 100 anni fa.
“Se cade a terra il copione durante le prove, sarà una sventura – racconta Gino – per rimediarvi l’attore deve compiere il rito di sbattere a terra tre volte consecutive nel punto esatto dov’è caduto il canovaccio, con tre giri completi su se stesso”.
Ma la più famosa superstizione nel mondo del teatro è quella del colore viola. Mai indossare indumenti color viola o tonalità simili, è vietato anche avvicinarsi semplicemente alla sala con addosso accessori di quel colore. “Le origini questa volta risalgono addirittura al Medioevo – racconta Gino – durante la Quaresima, infatti, erano sospesi gli spettacoli e gli ecclesiastici indossavano delle stole viola. Questo significava la fame per le compagnie di teatro dell’epoca.
Vietato anche entrare con il cappello in testa nella sala. All’inizio non lo sapevo e dovetti andare a ritroso, per poi ripetere il percorso senza cappello”.
C’è un altro aneddoto tramandato a Gino da chi l’ha preceduto dietro le quinte del Teatro Comunale di Belluno. L’episodio risale probabilmente agli anni ’20 quando per allestire le feste da ballo venivano tolte le sedie dalla platea.
Il teatro all’epoca non era come lo vediamo oggi, ma si presentava come è ancor oggi il Teatro sociale di Trento, suo gemello, eretto nello stesso periodo (1833-1835) su progetto del Segusini.
La trasformazione in cinema nel 1948, infatti, modificò la struttura originaria a quattro ordini di palchi.
Ebbene, per far fronte alla domanda degli invitati, gli organizzatori si premurarono di reclutare delle prostitute per la serata, e poiché quelle bellunesi non bastavano, dovettero reperirle nel Trevigiano.
Nella foto in alto: Gino Marchetti sulla “graticcia” del Teatro Comunale di Belluno, la struttura a travi di legno che costituisce il soffitto del palcoscenico
Per saperne di più:
http://archivio.comune.belluno.it/patrimonio-fondi/aggregati/societa-del-teatro-di-belluno-1816-1950/archivio-della-societa-del-teatro-di-belluno/
http://www.fondazioneteatridolomiti.it/storia-del-teatro-belluno/