Per il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Domenico Cappellaro “E’ un peccato che ci siano ancora alcuni esponenti dei sindacati che non si accorgono come i vecchi stereotipati schemi del secolo scorso siano ormai definitivamente superati. Alimentare certe contrapposizioni non serve a nessuno”.
Probabilmente, secondo Cappellaro, la sistematica demolizione dei diritti dei lavoratori, con la creazione di una situazione di precariato diffuso non è ancora sufficiente alla libertà di licenziamento auspicata e che ora punta all’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Nemmeno la disoccupazione dilagante fa riflettere l’ineffabile presidente uscente, che pare più preoccupato della presenza dei sindacalisti, non già dei problemi che riguardano l’industria.
“Bisogna cambiare il Paese, e in fretta – aggiunge Cappellaro – , se vogliamo riaccendere la voglia di fare impresa e contrastare la deindustrializzazione in atto, evitando così che il tasso disoccupazione, già preoccupante, cresca ancora».
Ha ragione, lo dica anche agli industriali che hanno delocalizzato, che non hanno investito in ricerca, e a quelli che hanno esportato i capitali all’estero, salvo poi farli rientrare con lo Scudo fiscale.
«Non dobbiamo accontentarci del quarto posto conquistato anche quest’anno – conclude Cappellaro – . Abbiamo tutte le carte in regola per affermarci come miglior provincia per qualità della vita: è però fondamentale migliorare la competitività del territorio e la cultura d’impresa, così da incentivare i giovani a credere in se stessi e ad avviare una propria azienda».