Il capitale sociale di Poste Italiane Spa è attualmente posseduto per il 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In base al contratto di programma stipulato con lo Stato, la società è tenuta a garantire il sevizio universale fino al 2026 attraverso la rete di uffici distribuiti su tutto il territorio Nazionale. “Assicurando alla generalità dei cittadini, su tutto il territorio nazionale, il diritto di usufruire dei servizi postali con determinati standard di qualità e tariffe orientate ai costi, sottoposti al controllo dell’Autorità di regolamentazione” spiegano gli onorevoli Marco Brugnerotto e Federico D’Incà (Movimento 5 Stelle).
In molte zone del paese i piccoli uffici postali lavorano a giorni alterni per carenza di organico e Poste Italiane non assume personale a tempo indeterminato preferendo utilizzare i lavoratori precari, assunti a ciclo continuo, allo scopo di non interrompere il recapito della corrispondenza. Però già nel luglio del 2012 Poste Italiane Spa annunciava la chiusura di 1.156 uffici in tutta Italia.
Entro novembre 2014 infatti sarà presentato il nuovo piano industriale della ristrutturazione aziendale che prevede una riduzione importante del numero di dipendenti ed anche un’ondata di demansionamenti finalizzati a contenere i costi in vista della quotazione in Borsa del gruppo pubblico. “Avevo già detto mesi fa dal CEO di Poste Italiane, Francesco Caio, durante l’audizione alla commissione Bilancio, che il piano industriale era pericoloso e oggi ne abbiamo conferma con i quasi 20.000 posti di esubero presentati e i relativi tagli di servizi nelle aeree periferiche o considerate marginali” spiega Federico D’Incà. “Tra queste possiamo considerare a tutti gli effetti la nostra montagna bellunese che subirà, per l’ennesima volta, tagli ingiustificabili come nel caso dell’ufficio postale di Sois”.
Le reti postali, anche se in zone rurali e scarsamente popolate, soddisfano interessi pubblici rilevanti e consentono l’integrazione degli operatori economici con l’economia globale.“Proprio per questo sono più necessari nelle aree periferiche e quindi chiediamo al ministro dello Sviluppo economico, onorevole Federica Guidi, se non ritenga che i tagli del personale previsti e le chiusure di uffici postali periferici non comportino una limitazione dei diritti dei cittadini e non limitino la capacità di mantenere gli standard minimi di qualità per il servizio universale. Ma soprattutto, quali azioni intende intraprendere per far si che Poste Italiane garantisca gli standard minimi?” conclude la nota del Movimento 5 Stelle.
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