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domenica, Settembre 8, 2024
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Servizi sanitari territoriali. «Utap sono un fallimento in montagna, le Ulss promuovano la nostra specificità»  * intervento di Roberto Grubissa, presidente di Federfarma Belluno, associazione sindacale provinciale dei titolari di farmacia di Belluno

Roberto Grubissa
Roberto Grubissa

Dov’è la tanto agognata specificità bellunese? E’ tempo di riempire questo concetto di contenuti reali, come la farmacia dei servizi. Invece, si punta ad allontanare i medici e portarli nei fondovalle. Aggregare i medici nel Bellunese significa pensare che lo Zoldano o il Comelico siano come un quartiere di Padova. I bellunesi dovrebbero avere le stesse opportunità dei cittadini che vivono in città, almeno per quanto riguarda la salute. Invece, uniformando i servizi, si creano cittadini di serie A e serie B.

I nostri direttori sanitari dovrebbero farsi portavoce dei bisogni del territorio, riconoscendo il fallimento delle aggregazioni di medici in montagna. Li invito ad ascoltare pazienti, cittadini, e sindaci. Noi farmacisti, che viviamo giorno per giorno il territorio e siamo in contatto soprattutto con le fasce deboli della popolazione, abbiamo ben chiaro cosa farebbe bene alla vita in montagna e cosa la rende ancora più difficile.

Ma ormai è chiaro anche a livello nazionale: sindacati dei medici hanno capito che i grandi ambulatori come gli Utap creano solo disagi al di fuori delle grandi città, tanto che l’hanno messo nero su bianco nella bozza di nuova convenzione con lo Stato. Nel documento, pubblicato in un’anticipazione esclusiva del Sole 24 Ore, ministero e mediciconcordano sulla necessità che le aggregazioni vadano istituite solo nelle zone ad alta densità di popolazione.

Innovazione, risparmi e miglioramento dei servizi per i cittadini della montagna, potrebbero già essere realtà se la Regione Veneto avesse rinunciato alla distribuzione diretta dei farmaci e a ridurre gli ambulatori, puntando piuttosto sulla farmacia dei servizi: le tecnologie permettono già di effettuare in farmacia l’elettrocardiogramma, la spirometria, esami di prima istanza come colesterolo, trigliceridi, glicemia. Il referto firmato dal medico arriva in farmacia in tempo reale, senza spostarsi dal proprio paese.

Infine, far sì che i medici di medicina generale rimangano nei loro ambulatori, anche nei comuni più piccoli, significherebbe difendere la sostenibilità della farmacia. Ricordo a tutti, direttori sanitari compresi, che i farmacisti conoscono meglio dei medici se e quanto i pazienti seguano la terapia prescritta. La nostra presenza è fondamentale per il monitoraggio, siamo sentinelle nel territorio, presidio sanitario cruciale e apprezzato. Vorremmo continuare il nostro lavoro con i medici, ma se le politiche non cambiano che faremo? Quando si aggregheranno gli ambulatori, dovremo fare noi i medici nei paesi di montagna?

Roberto Grubissa –  presidente di Federfarma Belluno, associazione sindacale provinciale dei titolari di farmacia di Belluno

 

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