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martedì, Settembre 10, 2024
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Referendum. Bard: è un segnale chiaro che i bellunesi vogliono cambiare

belluno-provincia-autonoma“Oltre 40.000 bellunesi e tutta la fascia di confine ha espresso il proprio parere e con una chiara maggioranza dei residenti che chiede di cambiare regione. Un segnale inequivocabile a Venezia e Roma, alle volte non compreso e spesso strumentalizzato e da cui non arrivano risposte adeguate per il bellunese. Come non sono soddisfacenti la legge Delrio e la riforma Costituzionale per le province alpine, così è del tutto insoddisfacente la risposta di Venezia”.

Lo afferma in una nota il Movimento Bard Belluno autonoma Regione Dolomiti, che  non può che gioire di fronte al risultato del referendum di Voltago Agordino e all’importantissimo segnale degli oltre mille sì auronzani (dove però non è stato raggiunto il quorum ndr).

“Con i comuni di Voltago Agordino ed Auronzo di Cadore si chiude la cerchia dei comuni bellunesi confinanti con le province autonome di Trento e di Bolzano, che hanno utilizzato lo strumento referendario, avente per movente la richiesta di distacco/aggregazione del proprio comune dalla regione Veneto alla regione Trentino Alto Adige/Südtirol. Assieme al tentativo di celebrare il medesimo referendum a livello provinciale, non c’è nessun territorio provinciale italiano, che abbia adottato in modo così massiccio questo strumento per manifestare il proprio mal contento.

Ogni referendum – prosegue il comunicato –  è la dimostrazione reale di come le nostre comunità, in modo legale, pacifico e democratico abbiano saputo reagire con dignità alle problematiche che attanagliano i nostri territori, da sempre mancanti di vere e lungimiranti politiche per la montagna.

Pur nelle differenze, anche di carattere storico, i referendum rivendicano la necessità di una forte autonomia come strumento per la gestione dei nostri territori montani, vasti, complessi, diversi e scarsamente popolati. Autonomia come assunzione di responsabilità, prendendo esempio dai modelli di governace montana funzionanti delle province autonome di Trento e Bolzano.

Le Dolomiti, pur con aree a diversa storia e lingua, sono un’entità geografica unica. I referendum sottendono la volontà delle popolazioni di appartenere ad una macro regione alpina unica, consapevoli che in una regione prevalentemente di pianura, urbanizzata e densamente popolata, non c’è rappresentanza ed ascolto ai bisogni della montagna.

I medesimi obiettivi di fondo hanno compattato un territorio, anziché dividerlo. Molti comuni “non referendari” delle Terre Alte hanno deliberato in favore delle motivazioni politiche intrinseche al quesito del referendum. La battaglia di un comune è diventata la lotta della gente della montagna, soprattutto di quella più periferica, che rifiuta ogni forma di centralismo, compreso nei confronti di Belluno o della val Belluna.

I tanti sì al distacco dalla regione Veneto dei cittadini dei comuni di confine con le realtà autonome sono un messaggio molto chiaro. Oltre 40.000 bellunesi e tutta la fascia di confine ha espresso il proprio parere.

Messaggio rimarcato con un fortissimo consenso anche alle recenti europee, tramite il sostegno alla candidatura di Herbert Dorfmann della SVP. I referendum sono tessere di un mosaico. Il solco è stato tracciato. L’area ladina e periferica del Bellunese ha dato in questi anni dei segnali importantissimi e da considerare.

La stesura della prossima lista di candidati alla nuova formazione del Consiglio d’area vasta, dovrà quindi tenerne conto in termini di rappresentanza delle varie aree del Bellunese. Non dovrebbero quindi prevalere le logiche di partito, ma di territorio.

Sarà necessario tenerne conto anche nei termini di un preciso programma, che dovrà incarnare l’impegno verso l’autonomia, verso una sempre più stretta collaborazione con le aree dolomitiche autonome contermini per un reciproco vantaggio e verso la candidatura nel gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) “EUREGIO Tirolo-Alto Adige-Trentino”, avente l’obiettivo di facilitare e promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale o interregionale al fine esclusivo di rafforzare la coesione economica e sociale dei territori alpini”.

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