«Una soluzione di compromesso al ribasso che non può essere accettata». E’ questo il giudizio del presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro, all’emendamento approvato ieri (mercoledì 6 agosto) dal Senato, nell’ambito della riforma del Titolo V della Costituzione. Il testo, proposto dalla relatrice Anna Finocchiaro, stabilisce che «per gli enti di area vasta, tenuto conto anche della aree montane, fatti salvi i profili ordinamentali generali relativi agli enti di area vasta definiti con legge dello stato, le ulteriori disposizioni in materia sono adottate con leggi regionali».
L’approvazione di questo emendamento è coincisa con il ritiro di quelli che prevedevano effettive forme di autonomia per i territori interamente montani e confinanti con Paesi stranieri, vale a dire Belluno e Sondrio. «Anche se qualcuno può apprezzare il riconoscimento costituzionale delle aree vaste e montane – ribadisce Gian Domenico Cappellaro – a me pare che il testo approvato sia sostanzialmente inconsistente, sicuramente meno efficace rispetto ad altre proposte avanzate. A ciò si aggiunge la soppressione delle Province, sancita dalla modifica dell’articolo 114 della Costituzione: questi enti non saranno più tra le articolazioni territoriali della Repubblica e saranno sostituiti da enti di area vasta, intorno ai quali però regna ancora un’assoluta incertezza. A questo punto, chiediamo al governo e soprattutto ai nostri rappresentanti parlamentari di dire con chiarezza ai bellunesi qual è il modello di governance che immaginano per il nostro territorio e quali azioni intendono portare avanti per realizzarlo, anche alla luce della recente approvazione della legge regionale sulla specificità.
«C’è poi la questione fondamentale delle risorse – aggiunge Gian Domenico Cappellaro – perché, senza soldi, non c’è né specificità, né tantomeno autonomia. Da questo punto di vista, preoccupa la situazione di diverse Province, che si trovano in una fase di predissesto finanziario, non per cause di cattiva amministrazione, ma per i tagli imposti dal governo. E ciò rende problematica anche la gestione delle funzioni essenziali. Ad Alessandria, ad esempio, l’amministrazione provinciale è stata costretta a sospendere per una decina di giorni il servizio di trasporto pubblico sulle corse extraurbane. E’ un caso che deve far riflettere».