Venerdì 1 agosto alle 20.30, con l’organizzazione dell’Amministrazione Comunale, l’auditorium della Chiesa di San Daniele a Lamon ospiterà la presentazione del libro “Boemia andata e ritorno” di Wolftraud de Concini, Publistampa Edizioni, 2013 (con contributi di Paolo Rumiz, Milan Novák e Ondřej Matějka.)
La Seconda guerra mondiale termina l’8 maggio 1945. Nei mesi che seguono, gli appartenenti alla minoranza di lingua tedesca vengono espulsi dalla Boemia, la loro patria, allora parte dell’appena ricostruita Repubblica Cecoslovacca. Questi i fatti storici che fanno da sfondo ad un capitolo decisivo nella vita dell’autrice. Wolftraud de Concini, infatti, è una dei tre milioni di profughi tedeschi dei Sudeti.
Decine di anni dopo l’espulsione ritorna in Boemia, il suo paese di nascita. È l’occasione per mettersi alla ricerca delle sue radici, per cercare di dare una risposta alla domanda se questa Boemia/Repubblica Ceca sia oggi (ancora/di nuovo) la sua patria, se considera i Cechi suoi compatrioti e se loro la considerano una loro compatriota. Comincia a ricordare, mette insieme vecchie foto di famiglia e documenti, inizia a scrivere. Con testi scarni, semplici, apparentemente leggeri affronta tematiche delicate e gravi: l’espulsione, la perdita della patria e lo sradicamento, la vita da profuga e l’eterno essere un’altra. Un autore ceco, Milan Novák, si inserisce di tanto in tanto con testi suoi, portando nuovi punti di vista alle annotazioni dell’autrice.
Durante la serata verrà presentata anche l’installazione fotografica “The Art of Killing” del fotografo ceco Lukáš Houdek. Basate su un’approfondita ricerca storica, le foto ricostruiscono, tra documentario e arte, le persecuzioni dei civili di lingua tedesca utilizzando come protagoniste le bambole Barbie: un ritratto surreale che allude all’assurdità della malvagità umana e ne ammette l’impossibilità della rappresentazione, se non attraverso similitudini e metafore. Le scene con le bambole sorridenti nelle vesti di militari oppressori e civili perseguitati inquietano e al tempo stesso suggeriscono un ripensamento del senso di colpa collettivo e della divisione della storia in colpevoli e vittime.
Oltre mezzo secolo dopo quei mesi di guerra con morti, vincitori, vinti, alla vigilia del 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, l’incontro di Lamon sarà un’importante occasione di approfondimento per una migliore conoscenza e comprensione tra i popoli e per gettare un ponte di pace.
Wolftraud de Concini, nata nel 1940 in Boemia (Repubblica Ceca) e cresciuta in Germania (Bassa Sassonia), vive dal 1964 in Italia. Ha redatto i testi per oltre 30 pubblicazioni di cui molte la vedono autrice sia dei testi che delle fotografie. Sempre con parole ed immagini si specializza sulle minoranze, sugli “Altri”: “Gli Altri delle Alpi. Minoranze linguistiche dell’arco alpino italiano” (Pergine Valsugana 1997), “Le minoranze in pentola. Storia e gastronomia delle 10 minoranze linguistiche delle Alpi italiane” (Torino 1997), “Gli Altri d’Italia. Minoranze linguistiche allo specchio” (Pergine Valsugana 2003) sono le pubblicazioni più rilevanti su questa tematica che a
lei, «Altra» da una vita, appare pressante.
Così oggi, dopo aver letto la storia di Wolftraud, che scappa dalla Boemia con la sua bambola Rosamunde per tornarci dopo una vita passata altrove, ho sentito un richiamo dell’anima. L’ho sentito, a maggior ragione, dopo aver letto che oggi l’autrice – diventata italiana – vive sulle stesse montagne dove suo padre, suddito austroungarico, combatté contro gli italiani la Prima guerra mondiale. La conclusione, di questa come di altre storie analoghe, è fatalmente la stessa.
Gli imperi erano meglio, erano già Europa. Le nazioni, che li hanno smantellati, hanno spinto i popoli in una spirale senza fine di infelicità. Buona lettura.
Dall’introduzione di Paolo Rumiz
Lukáš Houdek (1984) si è dedicato nei primi anni Duemila alla fotografia etnografica. Dal 2010, senza abbandonare il reportage etnografico, utilizza anche la fotografia artistica per riflettere sulle identità sociali e
sessuali, oltre che per opere di analisi storica, come il recente “The Art of Killing”. Le sue fotografie fanno parte di collezioni private e pubbliche nella Repubblica Ceca e all’estero, tra cui quelle del Museo delle Arti
Decorative di Praga, del Museo Storico Tedesco di Berlino, del Museo Nazionale Slovacco, del Museo della Cultura Rom di Brno e della Casa degli artisti di Schirnding.