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Classifica del Sole 24 Ore. Confindustria Belluno Dolomiti: La nostra provincia resiste meglio di altre alla crisi, ma non mancano le note negative

Gian Domenico Cappellaro presidente Confindustria Belluno Dolomiti
Gian Domenico Cappellaro presidente Confindustria Belluno Dolomiti

«Per una volta, essere nella parte bassa di una classifica è positivo». Il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro, commenta così l’indagine pubblicata oggi (lunedì 14 luglio) da “Il Sole 24 Ore” sull’impatto della crisi economica sulle province italiane. La graduatoria è stata elaborata sulla base di dieci indicatori (fra i quali la disoccupazione, i prestiti, il valore degli immobili, il numero di laureati, la spesa per i medicinali, la quantità di rifiuti prodotti), con un vero e proprio indice di “resistenza” alla crisi. Belluno si piazza al 66esimo posto su 103. In testa alle province italiane dove la crisi si è fatta sentire di più ci sono due città laziali, Viterbo, Latina, seguite da Novara. Quelle che ne hanno risentito meno Vicenza, Bolzano, Modena.

La crisi non ha colpito tutti i territori nello stesso modo: alcune province più di altre hanno sofferto, registrando nel 2013 vistosi arretramenti rispetto al 2007. Complessivamente, i centri piccoli e medi sembrano avere sofferto maggiormente, anche se i continui segni negativi hanno scavato ancora di più il solco che divide il Sud dal Nord del Paese. Ma in Piemonte, in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Lazio la crisi si è fatta sentire e diverse province tra quelle tradizionalmente considerate isole di benessere, si sono ritrovate così in cima alla graduatoria delle più colpite. «In questo scenario – afferma Gian Domenico Cappellaro – la situazione della nostra provincia presenta luci e ombre. Il dato sull’aumento della disoccupazione, più che triplicata, è sicuramente il più preoccupante, anche se si “giustifica” in parte con una percentuale di partenza tra le più basse d’Italia. Altro dato poco incoraggiante è il taglio agli acquisti di beni durevoli: con il suo – 29,6% Belluno è la provincia peggiore».

Ma l’indagine del quotidiano di Confindustria presenta anche alcune note positive, come l’aumento del Pil pro capite (+ 4,3%), in controtendenza rispetto ad altre province venete come Treviso (-8,5%), Venezia (-3,7%), Verona (-2,5%) e Vicenza (-1,9%). «Dal 2007 al 2013 – osserva ancora Gian Domenico Cappellaro – nella nostra provincia è aumentata la ricchezza procapite, con la migliore performance a livello regionale. A questo dato si aggiunge quello relativo ai depositi in banca procapite, che in sei anni sono più che raddoppiati, passando da 9.276 a 19.665 euro. Ciò sta a significare che, anche in provincia, è stato forte l’impatto emotivo della crisi, con i bellunesi propensi a risparmiare di fronte a una situazione di incertezza soprattutto occupazionale».

«Naturalmente – conclude il presidente degli industriali bellunesi – questa classifica, come le altre, va presa con cautela: ad esempio non si considera il numero delle imprese manifatturiere attive, che in provincia si è ridotto del 23% dal 2007 al 2013. E’ comunque utile perché fornisce un quadro complessivo di come i territori abbiano reagito a sei anni di crisi economica. Belluno resiste meglio di altre, e questo è positivo. Ma non possiamo non sottolineare come le performance migliori delle altre realtà venete, ad eccezione di Rovigo, e dei nostri vicini a statuito speciale Trento e soprattutto Bolzano. Quel che emerge, ancora una volta, è la fragilità relativa di un territorio di montagna che non dispone di una governance adeguata alle sue esigenze e alle sue necessità».

 

 

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