Questa volta sono stati i burocrati dell’Unione Europea ad accendere la miccia. A febbraio dello scorso anno, hanno varato una nuova direttiva, la 2013/2/UE che modifica la precedente sugli imballaggi ed i rifiuti di imballaggio. E così, il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), nel suo Consiglio di Amministrazione del 25 settembre 2013, ha dovuto qualificare le grucce per indumenti che accompagnano il capo quando viene venduto come un imballaggio con conseguente obbligo per l’impresa di iscrizione al Consorzio.
Di conseguenza, anche le grucce di metallo utilizzate dalle imprese di tinto lavanderia sono state assoggettate allo stesso obbligo di iscrizione al Consorzio in qualità di utilizzatori di imballaggi (art. 218, comma 1, lettera s del D.Lgs. 152/06).
“In se non è un gran cosa, sostiene la presidente delle tinto lavanderie dell’APPIA Fabiana Bianchini, trattandosi soltanto di compilare un modulo e versare 5,16 euro una tantum per l’iscrizione. Ma è il principio che disturba. E’ la differenza tra gli enunciati – sempre a favore della piccola impresa da salvaguardare e proteggere dalle Alpi alle Piramidi- mai seguiti dai fatti. Lo small Business Act, se continua questa proliferazione normativa, è e resterà un bel compendio di principi che nessun politico europeo o italiano, andrà mai a guardare prima di legiferare. Anche in questo caso, si tratta sempre e comunque di un esempio di burocrazia inutile, borbonica e un po’ stupida”.
Le imprese conclude la Bianchini, dovranno attivarsi affinché, nella ricevuta fiscale per la prestazione, venga riportata la dicitura “contributo Conai assolto”.