Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa) è il suggestivo titolo che Officina delle Zattere – spazio veneziano dedicato all’arte contemporanea diretto da Marco Agostinelli- ha voluto dare ad una mostra che valorizza e riverdisce il fil rouge che da secoli unisce la montagna bellunese alla sua Laguna: dagli abeti del Cansiglio, agli zattieri del Piave, ai grandi artisti che hanno eletto Venezia a dimora prestigiosa del loro operare. Memoria quindi che si mescola all’arte e al legame con la propria terra e che rievoca tra passato e presente un rapporto privilegiato.
La mostra – che nella prima settimana di apertura ha raggiunto quota 3.000 visitatori- espone le opere di Raul Barattin, Isabella Bona, Dino Buzzati, Franco Fiabane, Augusto Murer, Franco Murer, Giacomo Roccon, Barbara Taboni.
L’elenco degli artisti, in ordine alfabetico, mescola volutamente nomi storici dell’arte bellunese – consacrati dalla storia e dall’arte a livello internazionale – con i giovani talenti che dalle Dolomiti stanno definendo i propri percorsi di migrazione artistica non solo verso Venezia, ma verso mete ed orizzonti sempre piu’ ampi e prestigiosi.
C’e`un motivo di grande orgoglio in questo elenco di nomi, in particolare per l’Alpago. Due infatti sono gli artisti chiamati a rappresentare l’arte contemporanea delle Dolomiti accanto a Dino Buzzati, Murer, Fiabane: sono Raul Barattin e Isabella Bona. Due giovani talenti alpagoti che con le loro opere sono testimoni dell’eccellenza dell’arte contemporanea che si esprime oggi in terra Dolomitica (e l’Alpago è a tutti gli effetti un balcone sulle Dolomiti, con vista su Venezia!). Un importante riconoscimento per questi due artisti giovani – ma con un percorso già maturo e consolidato – un motivo di vanto per tutto l’Alpago che si vede rappresentato ad un evento così importante. Il corpo umano scomposto in cubi di legno, è il protagonista delle sculture Reflection e In the rain di Raul Barattin. Dapprima seduto con le ginocchia abbracciate in una posizione d’attesa e subito dopo in piedi con le braccia aperte, le mani testa rivolte al cielo, il corpo umano si trasforma da statico in aerodinamico lungo le sue linee di tensione. La ricerca di Raul oltre che estetica è anche concettuale, poiché la scomposizione della massa corporea diventa la frammentazione dell’io sulla soglia del trapasso dalla vita alla morte. L’artista, è interessato a misurare le interrelazioni tra lo spazio dell’uomo e lo spazio dell’universo. Per le sperimentazioni plastiche adopera diversi materiali e soprattutto quelli più facili da trovare in Alpago dove vive e lavora, come il legno (cit. da testo critico di Roberta Semeraro Curatrice della Mostra). Isabella Bona con la tecnica dell’autoscatto utilizza il suo corpo denudato come elemento catalizzatore del pathos dell’immagine riprodotta. In diverse composizioni fotografiche digitali Isabella assolve su di sé il dolore, come nell’opera Vajont 10.10.1963 dove il suo corpo nudo compare in primo piano rannicchiato sul fango, e in secondo piano pendente da un albero spoglio. Sullo sfondo della fotografia virata in bianco e nero in segno di lutto, è riconoscibile la valle desolata di Longarone subito dopo la catastrofe provocata dalla diga. La particolarità del suo percorso artistico è che spesso arriva alla composizione fotografica digitale partendo dal disegno o viceversa; dal trittico di matite su carta Tentazioni di Sant’Antonio infatti sono state realizzate alcune stampe fotografiche. Questo stretto rapporto tra le due diverse tecniche (la mano e la macchina), è fondamentale per comprendere che anche quando l’artista non utilizza l’autoscatto, sente comunque l’esigenza di dover sperimentare l’opera con il proprio corpo migrando dal suo punto di origine intellettuale (concepimento) a quello della sua realizzazione finale (cit. dal testo critico di Roberta Semeraro).
Venezia – capitale dell’arte mondiale – consacra quindi l’arte di Raul Barattin e Isabella Bona che approdano a questo porto non tanto come un punto di arrivo del loro viaggio, ma come tappa di un percorso in evoluzione verso ulteriori lidi.
Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa)
Migrazioni d’autore fino al 23.03.2014 apertura: mercoledì-domenica – ore 11.00-19.00
Officina delle Zattere. Lo spazio dell’Arte contemporanea a Venezia Fondamenta Nani – 30123 Venezia