La caccia in deroga è morta e sepolta. Le Regioni scordino per sempre le regalie venatorie ai cacciatori. Finalmente nessun deputato, eurodeputato, consigliere o assessore regionale potrà più promettere a fini elettorali e propagandistici di far approvare in futuro la caccia in deroga a specie di uccelli protette in tutta Europa”. E’ il commento dell’eurodeputato PD Andrea Zanoni, vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, all’archiviazione della procedura di infrazione a causa della caccia in deroga esercitata in passato in Veneto, Lombardia, Marche e Liguria.
Dopo la notizia dell’archiviazione della procedura d’infrazione, Zanoni ha voluto vederci chiaro e ha scritto all’Unità Ambiente della Commissione europea la quale ha risposto tramite il Direttore Generale Ambiente Ion Codescu. “La procedura è stata archiviata perché, nonostante i tentativi maldestri finiti male di qualche regione, è da due anni che In Italia non si attua più la caccia in deroga e perché la stessa legge nazionale sulla caccia è stata modificata in questo senso”, spiega l’eurodeputato, che aggiunge: “La Commissione chiarisce che le pratiche venatorie tradizionali sono vietate dalla direttiva e basta, ovvero non è sufficiente affermare che a queste tradizioni non ci sono alternative per rendere lecito ciò che non lo è”. Insomma “i cacciatori in deroga si mettano il cuore in pace, la caccia in deroga resterà per sempre solo un brutto ricordo”.
Ma attenzione, sottolinea Zanoni, “i cannoni della Corte di Giustizia sono ancora puntati su di noi, pronti a sparare multe salate in caso di eventuali violazioni alla direttiva Uccelli e questa volta il miliardo di sanzioni calcolato da L’Espresso per la caccia in deroga non ce lo toglierebbe nessuno”.
Malgrado l’archiviazione di queste procedure, la Commissione continuerà a seguire la situazione in Italia per garantire la corretta applicazione dell’articolo 9 della direttiva Uccelli”.
“A seguito dell’archiviazione, la Commissione ha inviato al Governo italiano una lettera nella quale si sottolinea che, nel caso in cui le Regioni italiane adottassero ulteriori deroghe illegittime senza che le autorità italiane intervengano in modo efficace e tempestivo, la Commissione si riserva il diritto di valutare la situazione alla luce delle sentenze della Corte di Giustizia Ue”.
“Le deroghe devono rispettare tutte le condizioni previste dall’articolo 9 della direttiva Uccelli, anzitutto dimostrando l’assenza di altre soluzioni soddisfacenti che consentirebbero di evitare il ricorso alla deroga stessa e tenendo conto del fatto che, sulla base della giurisprudenza della Corte Ue, il desiderio di continuare pratiche venatorie tradizionali vietate dalla direttiva non può valere a dimostrare l’assenza di altre soluzioni (vedi punti 21 e 22 della sentenza nella causa C-10/96, ove la Corte Ue ha dichiarato che le abitudini inveterate dei cittadini non sono di per sé idonee a dimostrare l’assenza di altre soluzioni soddisfacenti)”.