“Davanti all’ennesima beffa non si può rimanere immobili. Durante le celebrazioni del Vajont il premier Letta si era impegnato per una “autonomia forte”, testuali parole, per il Bellunese. Nella legge di stabilità non c’è niente di tutto questo. E’ chiaro che, a questo punto, nel corso della discussione in aula ogni energia dovrà essere spesa per dare concretezza a quelle promesse”.
A dirlo è il senatore Giovanni Piccoli (Forza Italia) che oggi ha depositato una interrogazione urgente al premier Enrico Letta dopo che nella legge di stabilità sono state rafforzate le competenze e le prerogative delle Province autonome di Trento e di Bolzano.
“Continuano a esserci figli e figliastri alla faccia delle tante belle parole usate da Letta in occasione della sua visita a Longarone”.
Nell’interrogazione Piccoli chiede al presidente del Consiglio di conoscere le ragioni per le quali sono state accolte le richieste del Trentino-Alto Adige anche alla luce delle perplessità sollevate dalla Ragioneria dello Stato.
Piccoli entra poi nel merito di questioni che riguardano da vicino il Bellunese, chiedendo se il governo stia intervenendo con la stessa velocità e determinazione anche sul fronte dei cosiddetti Fondi Brancher e ricordando che a oggi Trento e Bolzano non hanno in alcun modo ottemperato al vigente obbligo di legge sancito a decorrere dall’anno 2010.
“In queste ore è stato eliminato l’Odi, l’organismo che dava ai comuni la possibilità di incidere sulla distribuzione dei fondi. Dando la competenza decisionale alle Province autonome e alle Regioni si compie un passo indietro all’insegna di un neo-centralismo. Anziché sopprimerlo, il Governo doveva renderlo più efficiente e veloce, facendolo diventare uno strumento realmente a favore delle amministrazioni locali”.
“Queste nuove misure a favore dei nostri vicini autonomi rischiano seriamente di generare un ancor più grave divario tra realtà, anche contermini, del nostro Paese. Non si può da un lato parlare di unità e solidarietà nazionale, come fa Letta, e dall’altro favorire solo e sempre gli stessi territori”, prosegue Piccoli. “Dobbiamo cambiare passo rispetto al passato quando tutti i Governi hanno dato troppo spazio alle rivendicazioni altoatesine. Il momento storico e le condizioni socio-economiche in cui versa il Bellunese ce lo impongono”.