E’ stata inaugurata sabato 10 agosto al Castello di Andraz (Livinallongo del Col di Lana) la mostra “Et un’oseliera et non vi è”, di Dolomiti Contemporanee curata da Gianluca D’Incà Levis.
Alle ore 18.30, l’assessore Daniela Templari del Comune di Livinallongo del Col di Lana, e il curatore della mostra, Gianluca D’Incà Levis, hanno introdotto al pubblico alla serata.
Nei discorsi introduttivi ci è soffermati sul potenziale di questo luogo, spettacolare ed unico. Non un castello in stile: uno spazio diverso da tutti gli altri di questo genere. Sorta su un gigantesco trovante roccioso, la sorprendente costruzione è ora protetta da una copertura trasparente, che porta tra le mura i riflessi dell’ambiente esterno, e la luce l’invade, esaltandone la sezione interna, spettacolare archeologia, formidabile innesto contemporaneo sull’antica rocca rinata.
Il castello sabato s’è dunque acceso, con quest’oseliera, terzo capitolo del programma estivo di Dolomiti Contemporanee (attualmente sono allestite anche la mostra Roccedimenti, presso lo Spazio di Casso, e La Cura dello Sguardo, presso il Museo Paleontologico di Cortina: info su www.dolomiticontemporanee.net)
Le opere sono state costruite per questo spazio, in relazione al Castello. Alcune, attraverso una Residenza d’artista: così è nato il Libro d’Andraz, di Denis Riva, tomo dipinto, trasfigurazione di sogni e fantasmi e immagini e immaginazioni di questo ambiente, colte e poi rese, e di questo paesaggio.
Il castello non un contenitore quindi, ma un generatore d’immagini, che sono entrate in esso, e in contatto estroverso con esso. I ragazzi scolpiti di Fabiano De Martin Topranin, ad abitarne le stanze, in eloquente solitudine, in una poetica della dolcezza feroce. Le lastre armate di Giuseppe Vigolo, installate per anfratti e nicchie murate. Il sogno musical-matematico di Luca Chiesura, doppio universo concentrato, irto di rimandi, che oscilla nel vento.
E poi le due performances, a muovere lo spazio che nella sera andava, senza affatto smorire, nel gelo. Alle 19.30, si è svolta la prima: Perform Yourself, the Artist is Absent, di Hannes Egger, è un’altro pezzo di contemporaneità istoriata (nella storia si entra, il contemporaneo è relazione). Il Grup De Bal Fodom ha danzato, in 15 in sgargiante costume ladino, i valzer e i pairisher, sul palco di rosso ridipinto dall’artista, ed ora le sue Istruzioni d’Uso e le musiche in cuffia sono a disposizione del pubblico. Poi alle 20.30 l’altra performance, COLORA, colorato in modo fantastico lo spazio interno, con i suoni di Lorenzo Commisso e Rachele Burgato, e le immagini sincopate e potenti a correre a parete, nel crepuscolo, formidabile davvero, questo spazio potente, ora reimmaginato, e aperto, con l’Oseliera, fino al prossimo 8 settembre.