Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi anni l’economia globale viaggerà “a tre velocità”: i mercati emergenti in forte crescita, gli Stati Uniti in moderata ripresa e l’Europa ancora ferma. Di fatto è già così e il differenziale di sviluppo potrebbe ampliarsi. Già oggi infatti le economie “emerse” e soprattutto quelle “neo-emergenti” corrono, gli Stati Uniti stanno uscendo dalla gigantesca crisi finanziaria da essi stessi creata e l’Europa invece è alla disperata ricerca di crescita.
Con una disoccupazione elevata, i consumatori prudenti, le aziende incapaci di trovare credito, i governi che tagliano sempre più le spese, la domanda interna stagnante o in calo, l’Europa non riesce a trovare una via d’uscita. Tra le economie periferiche che faticano a ripartire, l’Italia rappresenta uno dei casi più gravi.
All’inizio del 2013 l’economia italiana e quella regionale sono ancora imprigionate nelle trame della recessione. Dove siamo finiti e perché siamo fermi? Un fatto è chiaro: il problema della crescita non dipende dall’euro. Osservando l’andamento del reddito pro capite, negli ultimi 20 anni tutti i Paesi dell’area euro, eccetto l’Italia, hanno avuto tassi di crescita analoghi agli altri Paesi avanzati, ma la nostra economia è cresciuta meno degli altri, sia prima che dopo l’introduzione dell’euro. Quindi la mancanza di crescita riguarda solo l’Italia e l’euro, di fatto, non ha responsabilità.
La crescita non dipende nemmeno dal regime di cambio. Osservando l’andamento del cambio reale, negli ultimi 40 anni è stata rilevata una sostanziale stabilità con fluttuazioni temporanee. La bassa crescita del nostro Paese non dipende dal regime monetario e la svalutazione del cambio ha certamente consentito al sistema economico italiano di recuperare competitività nel breve periodo, ma non nel lungo termine.
Le vere ragioni della bassa crescita in Italia sono altre e riguardano l’elevato debito pubblico, la giustizia civile, l’inefficienza dell’Amministrazione pubblica, la burocrazia, l’evasione fiscale, l’economia illegale. Ed è su questi temi che è necessario oggi approfondire, addentrarsi, interrogarsi e confrontarsi, cercando di cogliere gli elementi di debolezza e i punti di forza.
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Rapporto annuale 2013 completo