Sei escursionisti in due diverse cordate hanno perso la vita oggi sul Gran Zebrù (3.859m), nel gruppo Ortles-Cevedale, in Alto Adige. Nella prima cordata c’erano Daniele Andorno, 45 anni di Novara, Matteo Miari, 22 anni, nato a Feltre e residente a Parma, e Michele Calestani, 43 anni, di Parma. Nella seconda cordata sono morti i due fratelli, Matthias e Jan Holzmann, 26 e 30 anni, residenti a Vipiteno e Racines, in Alto Adige e Wolfgang Genta, 32 anni, di Magré, in Bassa Atesina.
Il Gran Zebrù, si trova nel gruppo dell’Ortles-Cevedale (3.859 metri) seconda vetta per altezza dopo l’Ortles. E’ considerata una della più belle muraglie di ghiaccio delle Alpi. La prima ascensione della “Cima del Re” (ovvero “Koenigsspitze” in tedesco) risale al 3 agosto 1864. Il 5 agosto 1997, sempre sulla via normale morirono quattro escursionisti di Reggio Emilia, i tre vigili del fuoco Fedele Cocchi, 39 anni, Ivano Pagliani, 37 anni, Lauro Vecchi, 51 anni, e il loro amico Fabrizio Campani, 45 anni. Qualche ora dopo una guida alpina venostana, Hermann Pinggera, 44 anni, che aveva dato l’allarme per l’incidente, morì insieme a due turiste tedesche in cordata con lui: Elke Ruf, 34 anni, di Loechgau, e Gabrielle Lackner, 28 anni, di Waiblingen. “In giornate calde – ha dichiarato l’alpinista Reinhold Messner, “Re degli Ottomila”, che ha scalato il massiccio almeno una ventina di volte – questa montagna è veramente pericolosa perché si possono staccare valanghe di neve bagnata. Con le temperature alte la neve non riesce a solidificarsi creando così una situazione di forte pericolo. La neve bagnata tende a scivolare. In questi casi avere anche la piccozza non garantisce sufficiente sicurezza”. (fonte: Ansa)