Ciò che è avvenuto in questi giorni per l’elezione del Presidente della Repubblica non potrà essere archiviato come una brutta pagina parlamentare della storia della Repubblica. Avrà inevitabili conseguenze nel rapporto tra rappresentati ed eletti nel campo del centrosinistra e più segnatamente all’interno del Partito Democratico.
Inoltre, quel rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni, che è alla base delle democrazie rappresentative, avendo già subito nel corso degli ultimi anni un forte scollamento rischia di essere, oramai, fortemente compromesso.
Questo enorme danno che si è causato, di cui nessuno può tranquillamente tirarsi fuori, quindi, non incide solo nella vita di un Partito, ma ne supera i confini ed investe pienamente le fondamenta della sfera sociale ed economica del paese mettendo a dura prova non solo la tenuta democratica delle istituzioni, ma la stessa coesione sociale.
Quale sarà, infatti, il grado di approvazione sociale necessaria di fronte ad ogni qualsivoglia provvedimento che da quel Parlamento dovrà trovare sostanza legislativa?
Quale sarà il grado di consapevole solidarietà che avranno i cittadini di un territorio di fronte a provvedimenti che verranno legiferati a favore di altri territori del nostro paese che necessitano di sostegni ad hoc.
Potremo continuare con esempi di questo tipo, ma sempre per dire che il rapporto fiduciario non è una variabile indipendente nelle democrazie occidentali, ne rappresenta l’essenza.
Il Partito Democratico deve ripartire da li. Non è solo un problema generazionale, francamente mi convince di più il termine “nuovo” che “giovane” anche se in molti casi può coincidere, dove nuovo sta per lealtà, per consapevolezza delle condizioni materiali di chi si intende rappresentare, dove necessita una scuola politica fatta di tanti passaggi intermedi prima di essere catapultato tra gli scranni di un Parlamento senza nemmeno conoscerne il valore e le funzioni, dove bisogna separare nettamente le funzioni partitiche dalle funzioni politico/partitiche amministrative dentro le istituzioni.
Ormai i Partiti, se vogliono continuare ad avere una utile funzione, questo devono fare e smetterla di occupare con continui avvelenamenti le istituzioni democratiche. Col prossimo congresso del Partito Democratico, o di quello che ne rimarrà, di queste cose, per quel che mi riguarda, discuterò oltre ad un quanto mai necessario coinvolgimento di tutte quelle forze fresche che sono presenti in tanti punti del nostro territorio provinciale, ma che per meri calcoli politici non hanno mai trovato lo spazio che meritavano.
Renato Bressan