Nel dibattito relativo all’ordine del giorno sull’unificazione delle due Ulss, intervengono i Consiglieri De Biasi, Lecis e Zampieri (InMovimento), firmatari della mozione sulla sanità bellunese presentata nello stesso Consiglio Comunale.
“Crediamo vada anzitutto precisato che l’ordine del giorno, presentato dal Movimento cinque stelle, è stato votato separatamente dalla mozione sulla sanità presentata da noi consiglieri del gruppo di maggioranza “In Movimento”. Non c’è stato alcun voto congiunto e dunque “obbligato” a quell’ordine del giorno, come sostenuto dal gruppo del Partito Democratico”, tanto è vero che alcuni consiglieri hanno votato diversamente i due documenti”.
“Il Consiglio Comunale di Belluno ha approvato all’unanimità sia la nostra mozione che quell’ordine del giorno che non ritireremo perché siamo convinti del suo significato e delle motivazioni che ci hanno portati a condividerlo.
Abbiamo ampiamente chiarito che il nostro intento era di indirizzare l’azione della Giunta Massaro verso un percorso che superasse le frammentazioni campanilistiche e portasse al miglior risultato per la sanità della montagna bellunese. L’idea di fomentare lotte intestine tra ospedali della provincia è quanto di più lontano ci sia dal nostro intento.
La strada dell’unificazione delle due Ulss non è solo un logico percorso di semplificazione, sul quale peraltro insiste e si concentra, nostro malgrado, l’azione della Regione Veneto; è anche e soprattutto la ricerca dell’unità di intenti e di azioni senza la quale qualsiasi prerogativa della montagna bellunese perde di credibilità.
Nella prima bozza del piano socio sanitario regionale era indicato Treviso come ospedale di riferimento per la nostra provincia e oggi che invece si torna a parlare di un riferimento sul territorio provinciale davvero non è il momento di dividersi.
Se davvero difendiamo il diritto alla salute dei cittadini di tutta la provincia non possiamo essere miopi nel non vedere come la dicotomia delle due Ulss che si fronteggiano nel primeggiare si tradurrà nella beffa di diventare la periferia sanitaria di Treviso.
Unire le forze non significa disperdere la qualità del servizio, dividersi in questa partita darà invece buon gioco a chi potrà dire no a un singolo comune piuttosto che a una intera provincia.
Il futuro non vede vincenti e perdenti, virtuosi e spendaccioni. Un corpo è sano se lo sono tutte le sue membra, e noi vogliamo pensare al nostro territorio provinciale come ad un corpo solo dove ogni parte contribuisce con la sua funzione unica e peculiare”.