L’Imu, la tassa sulla casa imposta agli italiani dopo l’abolizione dell’Ici, è stata ideata dal governo Berlusconi (si sarebbe dovuta applicare a partire dal 2014 e solo per la seconda casa), e poi, per impellente “fame di liquidità”, è stata approvata dal governo Monti. Ma con i voti a favore del Pdl! E’ grottesco, dunque, che Berlusconi e i suoi, la vigilia delle elezioni, ci vengano a raccontare che aboliranno l’Imu e restituiranno i denari agli italiani. Questa, per capirci, è un’altra storiella come quella di Ruby nipote di Bubarak. Affermazioni, insomma, che se fossero pronunciate da un comune cittadino, verrebbero immediatamente lasciate al loro luogo naturale, ovvero i cassonetti della spazzatura (rifiuto non riciclabile). Mentre, quando sono sostenute da parlamentari, assurgono al rango di notizia, e finiscono in tv e giornali. Con ripetute ed inevitabili cadute di reputazione della nostra amata Italia, ahimè, poi derisa dall’Unione europea e dal mondo intero.
Ebbene, oggi a sostenere la luccicante promessa di Berlusconi, è il candidato bellunese del Pdl al Senato, nonché sindaco di Sedico Giovanni Piccoli, che dice: “Togliere l’Imu sulla prima casa è il primo obiettivo del Pdl per ridare fiato alle famiglie. Da sindaco posso dire che l’esborso di questa tassa ha lasciato troppe persone a corto di liquidi e che la restituzione della somma pagata nel 2012 è davvero una delle condizioni per far ripartire anche la nostra economia locale fatta di negozi che continuano a chiudere e situazioni estese di crisi. Senza contare che questa Imu – differentemente dall’Ici del passato – non è andata del tutto ai Comuni e quindi non si è tradotta in maggiori servizi sociali. Anche poche centinaia di euro, di questi tempi, possono fare la differenza per un bilancio familiare medio”.
“Piuttosto che colpire le famiglie in momenti già di per se’ difficili – prosegue Piccoli, “dimenticando” che è stato proprio il suo partito, il Pdl, a votare a favore di questa tassa – occorre riportare l’Imu sulle centrali idroelettriche in capo ai Comuni riservando l’ entrata per i servizi a favore delle famiglie. Nel Bellunese questa voce vale un milione e mezzo di euro all’anno, una somma che può essere utile per sostenere i costi di mantenimento e quindi le rette degli asili nido, delle scuole materne e dei servizi per giovani ed anziani, senza contare una voce che mi sta particolarmente a cuore, ovvero l’esigenza di ammodernare le dotazioni tecnologiche nelle scuole”.
Benvenga, un’imposta a favore dei Comuni bellunesi o per finanziare i servizi alle famiglie bellunesi dai produttori di energia elettrica e da chi utilizza i nostri corsi d’acqua. Tassa che peraltro già esiste e alimenta il Consorzio Bim Piave presieduto dallo stesso Piccoli. Ma per favore evitiamo le facili promesse elettorali dell’abolizione e/o riduzione delle tasse, che sono puntualmernte contraddette dai fatti.
Roberto De Nart