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Salvataggio provincia: doccia fredda da Venezia. Consiglio veneto: rimangano le attuali sette province. Bocciato l’asso nella manica di Bond

Con un comunicato stampa, il Consiglio regionale del Veneto ha dato notizia di aver bocciato “l’asso nella manica” di Bond che prevedeva il salvataggio della provincia di Belluno, scegliendo di “non decidere” lasciando così come sono le province venete. Ovvio che così facendo provvederà il governo centrale con l’accetta a tagliare, come previsto, le province italiane.

(Arv) Venezia 19 ott. 2012 – Rimangano, per il momento, le attuali province di Verona, Vicenza, Belluno, Treviso, Rovigo e Padova e quella di Venezia sia trasformata in città metropolitana e si dia alle Regioni un ulteriore termine di almeno sei mesi per una riforma organica del sistema Province le quali dovranno, comunque, rimanere enti di primo grado eletti a suffragio universale. Il documento approvato chiede, inoltre al Governo di procedere alla soppressione delle Regioni a Statuto speciale che non hanno più le caratteristiche per giustificare norme speciali ed enormi stanziamenti che determinano sprechi di risorse pubbliche. Questa la conclusione a cui è arrivato il Consiglio regionale del Veneto approvando, con (23 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti), l’atto amministrativo in risposta alle richieste dal decreto del Governo trasformato in legge “disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica”.

E’ stata, invece, respinta la proposta avanzata dal gruppo del Partito Democratico che proponeva due province “metropolitane” composte da Verona e Vicenza ad ovest e da Padova e Treviso al centro della regione. Belluno, (in virtù di quanto disposto dallo Statuto) e Rovigo (in ragione della peculiarità territoriale del Polesine) avrebbero dovuto rimanere Province con gli attuali confini mentre alla provincia Venezia il ruolo di città metropolitana. Bocciato (20 contrari, 11 favorevoli e 11 astenuti), dopo una fase molto agitata dei lavori, anche un emendamento di alcuni consiglieri del Pdl (Laroni, Conta, Bendinelli e Padrin) che avrebbe potuto “sparigliare completamente le carte” in quanto proponeva l’abolizione di tutte le Province venete e, tranne quella di Belluno, in previsione della futura creazione di due aree metropolitane.

La scelta della maggioranza è stata difesa dai capigruppo del Pdl Dario Bond, che ha espresso rammarico per il fatto che l’aula, nonostante gli sforzi anche personalmente tentati, non è riuscita a trovare un punto d’intesa, una posizione condivisa. Il capogruppo della Lega Federico Caner ha ribadito quanto già affermato in più occasioni e cioè che la posizione più coerente da parte dell’assemblea veneta sarebbe stata di non discutere nemmeno questa richiesta, decisamente centralista, imposta dal Governo Monti.

Carlo Alberto Tesserin presidente della commissione Statuto ha difeso la decisione adottata che, comunque la si giudichi – ha detto – nasce dall’impegno e dal confronto democratico che va spiegato ai cittadini come premessa di una riforma più ampia. Dal canto suo l’assessore Roberto Ciambetti ha ribadito che mettere mano all’architettura istituzionale di cui le Province sono un pilastro richiede molto tempo, da qui la sua richiesta, recepita dalla deliberazione del Consiglio, di una proroga di almeno sei mesi.

“Mantenere lo status quo – hanno affermato i numerosi consiglieri del Pd intervenuti (Puppato, Fasoli, Ruzzante, Berlato Sella, Tiozzo, Pigozzo) – è una sconfitta del Veneto, un’abdicazione della maggioranza, di fatto un’ammissione di incapacità, aggravata dall’assenza dal dibattito del Presidente Zaia, che darà mano libera al Governo”.

Molto critici nei confronti del Governo, decisi a “rispedire al mittente” il decreto in nome della tutela dell’autonomia delle scelte della Regione Veneto Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra) e Mariangelo Foggiato di Unione Nordest e Diego Bottacin di Verso Nord. Il consigliere del Gruppo Misto Sandro Sandri ha osservato che la Regione Veneto ha già fatto da tempo la sua “spending review” ricordando che, a suo tempo, disse no alla nuova provincia di Bassano del Grappa.

Gli esponenti dell’Udc Stefano Valdegamberi e Stefano Peraro dichiarandosi contrari alla delibera hanno osservato che tutto il Veneto è “un’area vasta” che può fare tranquillamente a meno delle Province. A nome di Italia dei Valori Gennaro Marotta ha ribadito la posizione da sempre favorevole all’abolizione di tutte le Province. Il leghista Giovanni Furlanetto si è detto soddisfatto perché da molti interventi è emersa la consapevolezza della necessità di opporsi al centralismo del Governo nazionale. Questa, dunque, non è una “non decisione” bensì un atto di protesta contro il Governo Monti.

 

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