Alla fine di una discussione complessa e tesa sul nodo Province, il capogruppo del Pdl Dario Bond ha “calato” l’asso, ovvero una mozione pro-Belluno che impegna la giunta e il Consiglio a ribadire in tutte le sedi la specificità e l’unitarietà del Bellunese. Il documento è stato votato in serata dopo un confronto serrato. A sostenere con convinzione la mozione sono stati anche Sergio Reolon e Matteo Toscani.
“Con questa mossa il Consiglio regionale ha blindato la specificità del Bellunese dicendo che Belluno necessita di un trattamento differenziato rispetto alle altre province del Veneto che pure hanno visto riconosciuta nel corso del dibattito la loro dignità”, afferma Bond. “In questo modo, il Consiglio regionale lancia un segnale chiaro e puntuale al Governo. Ora, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. A livello regionale abbiamo fatto davvero il possibile”.
La mozione è stata presentata nella giornata di ieri da Bond, poi sottoscritta da Reolon e Toscani. Questa mattina infine il capogruppo del Pdl è riuscito a inserirla all’ordine del giorno della discussione trovando un accordo ampio con gli altri capigruppo.
Nella mozione si passano in rassegna le normative che già riconoscono le peculiarità della montagna e del Bellunese: è il caso dell’articolo 44 della Costituzione che prevede misure “speciali” a favore delle aree montane (unica Costituzione che lo contempla accanto a Spagna e Svizzera) e dell’articolo 15, comma V, dello Statuto regionale del Veneto che sancisce la “specificità” della provincia di Belluno.
Nel testo si ricordano poi alcune caratteristiche peculiari del Bellunese, provincia interamente montana e incuneata fra due realtà a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige. A tal proposito si ricorda anche come proprio nel Bellunese sia in atto un fenomeno referendario rivelatore di un certo malessere.
Non mancano riferimenti all’attualità, a partire dalla mobilitazione che si sta registrando in questi giorni e culminata con la nascita di un comitato ad hoc che vede tra i suoi attori principali anche il vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, senza contare la mobilitazione dei consigli comunali nelle prime settimane di settembre sulla base di un ordine del giorno impostato nel corso della grande riunione convocata il 31 agosto scorso dai tre consiglieri regionali bellunesi.
La mozione impegna Consiglio e Giunta a far valere il diritto della Provincia di Belluno di mantenere la sua unità, anche in deroga al criterio demografico indicato dal Consiglio dei Ministri.
Non manca il sostegno alla mobilitazione in atto nel Bellunese.
In ultima battuta si ribadisce che la montagna è una ricchezza che per poter sopravvivere ha bisogno di misure specifiche e questo non per coltivare “privilegi” ma affermare la reale eguaglianza di tutti i cittadini e i territori sia in termini di leggi che di opportunità.
“E’ una vittoria del nostro territorio che dimostra ancora una volta come a Venezia – nonostante alcune resistenze trasversali – la specificità bellunese sia riconosciuta non solo a parole ma anche nei fatti. Ringrazio Reolon e Toscani che hanno voluto sostenere la mia mozione. Ancora una volta abbiamo dimostrato che fare squadra è importante e che anche se siamo solo in tre cerchiamo in tutti i modi di farci valere”.
MOZIONE “ SALVIAMO LA PROVINCIA DI BELLUNO”
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
– Con l’articolo 17 del DL 95/2012, convertito con L. 135/2012, e la conseguente deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso sono state messe in discussione l’unità e la sopravvivenza stessa della Provincia di Belluno, stante la popolazione inferiore alla soglia dei 350 mila abitanti stabilita dal suddetto atto governativo;
– Che alla Provincia di Belluno è stata riconosciuta una “specificità” propria e caratterizzante dall’articolo 15, comma V, del nuovo Statuto regionale del Veneto, votato che testualmente recita:
“5. La Regione, ferma la salvaguardia delle esigenze di carattere unitario, conferisce con legge alla Provincia di Belluno, in considerazione della specificità del suo territorio transfrontaliero e interamente montano nonché abitato da significative minoranze linguistiche, forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria in particolare in materia di politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, sostegno e promozione delle attività economiche, agricoltura e turismo. La Provincia di Belluno, d’intesa con le autonomie locali, in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza e sulla base di appositi accordi, provvede a sua volta a conferire ai comuni o alle loro forme associative quelle funzioni amministrative che non richiedono l’esercizio unitario a livello provinciale”;
– Che la stessa Costituzione italiana ha una caratteristica che la rende, insieme alla Costituzione spagnola e svizzera, un caso particolare in Europa: essa infatti, al suo art. 44, contiene un esplicito riferimento alla “montagna” prevedendo la possibilità per il Parlamento di emanare leggi speciali in suo favore. In questo modo si riconosce, almeno implicitamente, la condizione di svantaggio in cui versano le aree montane rispetto al restante territorio della penisola; gli interventi di sostegno previsti dalla Costituzione italiana sono, infatti, necessari per portare la montagna in posizione di uguaglianza sostanziale rispetto al resto del territorio nazionale.
CONSIDERATO CHE
– si tratta di una Provincia totalmente montana, con evidenti specificità sia in ordine al rapporto tra territorio (ampio) e popolazione insediata (oggettivamente e di necessità assai più ridotta rispetto ad aree non montane), sia con riguardo all’assetto delle infrastrutture e ai servizi pubblici che ne debbono assicurare vita e collegamenti (come evidenziato anche dai dati e dai parametri del “libro bianco sulla montagna”, pubblicato nei mesi scorsi, nonchè dall’odg accolto come Raccomandazione in Senato in sede di conversione del citato DL 95/2012);
– si tratta di un territorio con peculiari esigenze di autonomia e autogoverno, a maggior ragione perchè contiguo con due Regioni speciali, con conseguenti squilibri socio-economici, che richiedono anche un rafforzamento dell’unità provinciale rispetto ai rischi di disgregazione (di cui sono evidenti manifestazioni i referendum effettuati o in itinere, generati dalle ingiustificate disparità di condizioni istituzionali e finanziarie di comunità territoriali contermini);
E’ forse il caso di citare il fatto che a Lamon – comune bellunese confinante con il Trentino-Alto Adige – si è svolto il primo referendum “aggregazionista” della storia repubblicana, attivando di fatto l’articolo 132 della Costituzione. O meglio, quello lamonese è il primo referendum del genere ad avere raggiunto l’aggravato quorum costitutivo previsto dalle leggi di attuazione dello stesso articolo 132 suddetto. Era il 31 ottobre del 2005 e questo referendum ha causato l’effetto domino che tutti conosciamo e che negli ultimi anni ha travalicato i confini bellunesi;
RITENUTO CHE
– la richiesta di far vivere la Provincia vede un fronte ampio e trasversale come sta dimostrando la battaglia che in queste settimane è stata intrapresa da un comitato per il salvataggio della Provincia e composto da una solida rappresentanza delle categorie provinciali, dai sindacati alle associazioni datoriali, passando per il variegato mondo dell’associazionismo e la Diocesi. La “discesa in campo” di S.E. monsignor Giuseppe Andrich, vescovo della Diocesi di Belluno-Feltre ben sottolinea l’attaccamento della società civile bellunese alla propria unitarietà;
– la mobilitazione è stata generale è ha coinvolto in tempi record anche i Consigli comunali bellunesi che hanno votato un documento a sostegno dell’unitarietà della Provincia sulla base di una riunione organizzata il 31 agosto scorso dai tre consiglieri regionali bellunesi e che ha visto una partecipazione massiccia di amministratori di ogni schieramento politico. Su 69 comuni, 64 hanno ribadito la necessità di una Provincia, unita, forte e autorevole in grado di fare sintesi di un territorio così variegato e problematico come quello bellunese;
– a livello europeo si sta delineando una piattaforma strategica macroregionale delle Alpi alla quale debbono partecipare livelli di governo di area vasta dotati di competenze e funzioni come quelle definiti dall’articolo 15 dello Statuto regionale del Veneto.
impegna questo Consiglio e la Giunta regionale
– a far valere il diritto della Provincia di Belluno di mantenere la sua unità, anche in deroga al criterio demografico indicato dal Consiglio dei Ministri, impegnando in tal senso i Consiglieri regionali e la giunta;
– a sollecitare il Governo nazionale a provvedere in conformità a quanto qui evidenziato, adeguando o derogando alla propria deliberazione amministrativa del 20 luglio scorso:
– a sostenere la mobilitazione in atto nel Bellunese, andando così a integrare la deliberazione della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali;
– a ribadire che la montagna è una ricchezza che per poter sopravvivere ha bisogno di misure specifiche e questo non per coltivare “privilegi” ma affermare la reale eguaglianza di tutti i cittadini e i territori sia in termini di leggi che di opportunità.