
Il tempo passa e il destino della Provincia di Belluno sembra segnato da una fine tanto ingloriosa quanto prossima se anche il giornale Diocesano,sempre tiepido verso le nostre istanze autonomiste, ha preso atto che la faccenda Provincia ha preso una brutta piega ed il rischio che dopo il tuono arrivi la pioggia è concreto. Ci chiedono di non mollare… State certi che non lo faremo!
Dovremo dirci Trevisani? Triste sorte per la terra delle Dolomiti e ancor più triste assistere al balletto indegno di una regione, il Veneto, che ci ha illusi con l’inserimento della specificità bellunese senza far seguire a questo pur nobile atto, un solo provvedimento concreto a favore di questo nostro meraviglioso e fragile territorio.
Anni di malgoverno hanno consegnato il paese ad una commissione di ricchi borghesi al soldo delle grandi e potenti istituzioni finanziarie mondiali che hanno messo in atto, con la complicità dei nostri pavidi partiti nazionali, un’operazione di straordinaria concentrazione del potere senza alcuna forma di controllo democratico.
Basta chiedere a qualcuno di quei poveretti da ventimila euro al mese che ci ostiniamo a chiamare onorevoli, a cosa serva il parlamento di questi tempi, visto che il governo può tranquillamente massacrare la Costituzione Italiana senza che le aule di Montecitorio e Palazzo Madama muovano un dito.
Si massacrano le autonomie perché si è scoperto che, con la riforma del titolo V* della costituzione, le Regioni hanno ottenuto una larghissimo grado di autogoverno esercitandolo in modo spesso irresponsabile. Basta guardare alla tragica situazione finanziaria della Regione Sicilia e paragonarla alla Florida situazione delle provincie autonome di Trento e Bolzano per capire che c’è modo e modo di esercitare le funzioni di governo del proprio territorio.
I nove decimi delle imposte, che lo Stato lascia a Trento e Bolzano, hanno fatto di quei territori un esempio di buona amministrazione, anche se non priva di difetti ovviamente.
Il cento percento delle risorse lasciate alla Sicilia, più una botta di miliardi di euro da far paura iniettati nel bilancio Siciliano a vario titolo, sono serviti solo a ingrassare una classe politica saprofita, paragonabile a certe monarchie africane da repubblica delle banane.
In mezzo a questi estremi sta la baracca dello stato, di fatto fallito anche se per convenienza diciamo tutti che è ancora uno stato “sovrano”, mentre è un protettorato tedesco costretto a riforme istituzionali su richiesta di governi stranieri. Alla faccia della sovranità nazionale. Potremmo almeno risparmiare gli stipendi dei parlamentari, che tutti dicono di voler ridurre ma chissà perché guadagnano sempre venti volte un precario oltre alle prebende e ai privilegi che i nostri politici chiamano diritti acquisiti. Che schifo!
Uno,degli ordini impartiti dai tedeschi all’Italia, che il governo attuale sta eseguendo è la soppressione delle province, forse la riforma meno redditizia sul piano dei risparmi di spesa ma la più redditizia sul piano della comunicazione. Al popolo si danno in pasto le provincie così non si accorge che la riduzione del numero dei parlamentari da 1000 a 300/350 con la contemporanea riduzione degli stipendi di tutto il personale politico e la eliminazione di tutti i vitalizi, compresi quelli in essere, avrebbe prodotto SUBITO, e non tra dieci anni, un risparmio molto più consistente del taglio delle province. Taglio concepito in modo rozzo e irrispettoso della storia dei territori.
Che ci fosse bisogno di dare una ripulita agli enti provincia non c’è dubbio, ma le riforme istituzionali si fanno con le procedure previste dalla costituzione e non a colpi di decreto e voto di fiducia. Peccato che a rappresentarci (SIC) in parlamento siedano dei pavidi, il cui unico scopo è farsi gli affari loro oppure, quando va bene, buoni a tenere il sedere incollato alla sedia fino ad aver maturato l’ agognato vitalizio. Se poi si considera che i parlamentari Siciliani sono una sessantina, si capisce perché la Sicilia ha avuto la deroga dal patto di stabilità col quale dovranno invece misurarsi, senza deroghe, dal prossimo anno, molti piccoli e virtuosi nostri comuni.
Comuni dove un Sindaco si fa in quattro per poche centinaia di euro al mese con i quali il più delle volte non riesce a pagare nemmeno la benzina per l’auto (sua ovviamente) con la quale si sposta per compiti d’ufficio.
Credo sia ora di fare giustizia di questo marasma in cui chi fa meno prende venti volte di più di chi lavora duramente e rischia ogni giorno del suo.
La provincia di Belluno è interamente montana, una delle pochissime in Italia e unica in Veneto tanto da veder riconosciuta la sua specificità nello statuto Veneto. É incredibile ipotizzare un accorpamento di un territorio montano che rappresenta un quinto del Veneto con una realtà urbana e di pianura come Treviso, più piccola in superficie seppur densamente popolata. Ma non erano le provincie enti del territorio? È non c’era forse da razionalizzare in modo più rispettoso dei territori accorpando quelli omogenei, nel resto del veneto? Perché allora si condanna Belluno all’accorpamento con Treviso? Ciascuno di voi che state, con pazienza, leggendo questo scritto, conosce la risposta.
I nostri vecchi, con efficace metafora, dicono che la provincia di Belluno è come il bosco: si viene solo a prendere…
É venuto il momento di alzare la testa e di dire semplicemente che Belluno vuole l’autonomia e l’avrà perché solo così sarà possibile cercare, tutti insieme, di rimediare alla distruzione del territorio operata per favorire interessi lontani da esso. Lo dobbiamo alle generazioni che emigrando a costo di pesanti sacrifici, con le loro rimesse di migranti hanno consentito ad altri di rimanere. Lo dobbiamo a quelle migliaia di serve e balie, citate, non a caso, da Diego Cason, in un suo bell’intervento su Il Corriere delle Alpi, abusate nelle loro ricche case, dagli antenati di quelli stessi che allo stesso modo vorrebbero violentare, oggi, il nostro territorio, spogliandolo delle sue ricchezze.
Tutti i cittadini dei territori della Provincia di Belluno-Dolomiti, devono mobilitarsi e partecipare alla grande manifestazione che il BARD, in collaborazione con tutte le forze politiche e sociali del territorio sta organizzando per una data compresa tra il 20 ed il 27 ottobre 2012.
Dobbiamo essere tanti perché è necessario che la nostra voce arrivi lontano , dove il nostro destino è in gioco.
Non è più tempo di deleghe perché si è visto che lasciano il tempo che trovano.
É tempo invece di difendere la nostra terra e la nostra identità senza timori.
Tutti in piazza a Belluno per dire Mai con Treviso, No accorpamento! Provincia di Belluno Autonoma Subito!
Silvano Martini
Vicepresidente BARD
Belluno Autonoma Regione Dolomiti