Ottimo riscontro di pubblico sta riscuotendo in questi giorni la mostra di Giuseppe Nicoletti “Frammenti di infinito” allestita a Feltre nella Galleria Via Claudia Augusta in Piazza Maggiore.
Nell’opera di Nicoletti vi sono una decontestualizzazione e una sospensione che ricostruiscono; possiamo individuare una parte di città o di meccanismi che vengono scomposti e diversamente ricomposti per questo ci troviamo davanti a costruzioni o resti di costruzioni sospesi dentro una luce che li rende irreali. Emergono le volumetrie, realizzate con un’attenzione quasi maniacale alle definizioni, come appendici o particolari di strutture che, data la compiutezza del rappresentato, potrebbero anche essere assenti nella realtà. Ma recuperano dalla nostra memoria delle immagini che sono legate anche ad altri mondi rispetto a quello artistico in senso stretto; perfino alla nostra infanzia, ai cubetti di legno colorato (o non) con i quali si costruivano case, palazzi, villaggi; ci possono perfino ricordare le case di Viale Gran Sasso o di Vicolo Stretto, che onoravano i nostri primi sforzi di investitori nel gioco del Monopoli. E proprio questo riaffiorare ci concilia ulteriormente con un’opera così razionale. Inoltre, questi dipinti ci coinvolgono, non solo per l’evocazione d’immagini della memoria, non solo per il loro rigore compositivo, ma anche per la nitidezza, la forza e la contrapposizione dei colori stesi con una sapienza e una precisione certosine e, per certi aspetti, manichee. A volte i colori puri sembrano emergere dal muro cui le opere sono appese, così che anch’esso diviene parte essenziale del quadro (non un semplice supporto).
In sintesi, a fronte di questo stile maturato dopo lunga ricerca e oggi così deciso e preciso si possono solo evocare leggeri rimandi a maestri storici della pittura o a movimenti artistici delle avanguardie, perché Nicoletti è andato oltre. Ha visto tutto, o quanto meno, molto ed ha salvato solo l’essenziale con un lungo lavoro di analisi e di coerenza che alla fine lo ha portato a dei quadri che nel loro insieme compongono un piccolo universo abitualmente fuori, lontano dalla nostra quotidiana percezione, ma che è dentro la nostra memoria e la nostra vita, in questo caso, quantomeno perché Nicoletti, a modo suo, ne ha rappresentato le chiavi per evocarlo o per indagarlo.
La mostra rimarrà aperta fino al 20 maggio con il seguente orario:
sabato – domenica e festivi:10.30 -12.30 / 15.00- 19.00