E’ davvero singolare l’ultima trovata del governo su come fuggire dai referendum.
L’emendamento con il quale si è voluto cancellare il referendum sul nucleare è strutturato in modo tale che le parti dell’emendamento che prevedono la cancellazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono poste tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione:
– una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche (con il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare), sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea”;
– entro dodici mesi adottando una “Strategia energetica nazionale”, per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si può ragionevolmente dubitare, vista la formulazione dell’emendamento sul nucleare, che siano davvero abrogate le norme oggetto del referendum. Anche il presidente del consiglio, con la disinvoltura istituzionale che lo contraddistingue, ha svelato le vere carte del governo sul nucleare. Berlusconi è stato chiaro. Siccome il popolo, emotivo e disinformato, avrebbe bloccato per molti anni la costruzione di centrali nucleari, meglio non farlo votare. La soluzione della maggioranza dunque, non passa attraverso una campagna di informazione capace di porre la questione in modo serio, dando ai cittadini la possibilità di un voto libero, quale che sia l’opinione di ciascuno, ma quella di eliminare informazione e confronto sui questi referendari e di bloccare il referendum. A conferma di questo, va sottolineato che ad oggi la commissione parlamentare di vigilanza non ha ancora approvato il regolamento e la RAI non ha ancora avviato la campagna di informazione sui quesiti referendari ed organizzato quelle tribune che, secondo la legge, avrebbero dovuto cominciare un mese fa, rendendosi complice della grave violazione del diritto dei cittadini a essere informati sul voto di giugno. Diventa dunque evidente come la formale abrogazione delle norme sulle centrali nucleari è un imbroglio, per far sì che la politica nuclearista possa continuare e per impedire che la partecipazione al voto di cittadini emotivi faccia raggiungere il quorum, consentendo così anche il successo del temutissimo referendum sul legittimo impedimento. Sembra che analoga sorte possano investire anche i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell’acqua. L’aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere un vero e proprio obbligo: agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto.
Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce.
Il premier, che ogni giorno invoca l’investitura popolo, come fonte di una sua legittimazione, oggi ha paura del suo voto.
Francesco Masut – Belluno