Ieri pomeriggio al Centro Giovanni 23mo di Belluno, al convegno promosso dal Pd moderato da Tiziana Bolognani, si è parlato nuovamente di autonomia per la provincia di Belluno. I lavori si sono aperti con il chiarimento di Sergio Reolon sulla nomina di Quinto Piol nel cda di Veneto Strade. «Si tratta di una competenza del Consiglio regionale – ha detto il consigliere regionale del Pd – e devono essere gli eletti ad assumersene la responsabilità. Se la scelta fosse stata compito del partito, avremmo dovuto convocare l’intero Pd veneto. E allora non sarebbe passata la candidatura bellunese».
L’onorevole Gianclaudio Bressa, ha già calendarizzato una sua proposta di legge costituzionale per l’autonomia della provincia di Belluno. Ma si tratta solo di un’azione volta a tenere alto l’interesse sulla questione. Perché, con la modifica costituzionale dell’art.116 comma 3, voluto dallo stesso Bressa, le regioni ordinarie possono assumere particolari forme di autonomia. E quindi la Regione veneto potrebbe far suo il testo della proposta di legge costituzionale Bressa, e attuarlo attraverso una legge ordinaria, gettando le basi per l’autonomia della provincia di Belluno. Sergio Reolon ha chiarito la notizia diffusa dal dal presidente della Provincia Giampaolo Bottacin, secondo il quale i consiglieri regionali del Pd votarono contro l’autonomia. «Era un disegno di legge per l’autonomia della Regione Veneto – ha detto Reolon – solo uno spot pubblicitario, che comunque avrebbe lasciato Belluno nell’identica situazione di oggi. Reolon ha parlato del nuovo Statuto della Regione Veneto, che grazie a una convergenza tra le forze politiche, dovrebbe essere approvato entro fine anno o ai primi mesi del 2012. Esso prevede forme e condizioni particolari di autonomia che potrebbero soddisfare le richieste della nostra provincia espresse dai 18mila cittadini che hanno sottoscritto la richiesta di referendum poi bocciata dalla Cassazione. C’è stato l’intervento del sociologo bellunese Diego Cason, per il Comitato referendario, a sostegno di una proposta di legge costituzionale – a suo parere ritenuta più agevole – che con un solo artricolo di legge aumenterebbe a tre le province autonome del Trentino Alto-Adige, facendo così transitare direttamente la nostra provincia nella vicina Regione autonoma, con tutti i benefici conseguenti. La proposta, tuttavia, è stata ritenuta impraticabile da Bressa, perché l’autonomia del Trentino Alto-Adige è blindata dal trattato internazionale di Parigi dell’immediato dopoguerra.