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giovedì, Settembre 21, 2023
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Good morning Dolomiti. Il Veneto al Trentofilmfestival

Andrea Gris, regista e giornalista di Cortina dipinge le vette con “Parole, valori e colori” grazie al contributo d’eccezione di Erri de Luca e Mauro Corona. Antonio De Vivo racconta invece del trevigiano Francesco Dal Cin, padre della speleologia italiana, e delle sue “Mani come badili”.
Parole, valori e colori (2011) queste sono le Dolomiti per il regista Andrea Gris. Il film-documentario, realizzato con il contributo di Erri de Luca e Mauro Corona, sarà al 59° TrentoFilmfestival come film evento della giornata finale del festival, sabato 7 maggio. Due alpinisti e un napoletano, un regista (ma anche molto altro) e due scrittori. E così nasce un cortometraggio che racconta le Dolomiti come un’esperienza visiva e mentale insieme. Parole che colorano le vette, cime che declinano il significato delle frasi. Un film atteso, perché Andrea Gris da sempre usa le parole per descrivere la Regina delle Dolomiti e i suoi regni svettanti. Gris nasce a Cortina negli anni Sessanta. Dopo aver iniziato a Radio Cortina come deejay, si trasferisce a Roma dove lavora per molte emittenti private e per Radio RAI. Realizza circa 60 documentari per l’emittente TeleMontecarlo e, in seguito, per Odeon Tv. E’ giornalista pubblicista, regista, autore televisivo e direttore artistico di Radio Cortina, dove da alcuni anni conduce trasmissioni dedicate alla montagna. E’ inoltre corrispondente del Corriere delle Alpi e di alcune testate nazionali da Cortina d’Ampezzo. Erri de Luca è uno scrittore che non ha certo bisogno di presentazioni. Meno nota è la sua passione per la montagna, pur vivendo nella campagna romana, è conosciuto nel mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata sportiva. Nel 2002 è il primo ultracinquantenne a superare un 8b, alla Grotta dell’Arenauta di Gaeta. Nel 2005 una spedizione himalayana con l’amica Nives Meroi narrata nel libro “Sulla traccia di Nives” (nel quale scrive “Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all’orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l’eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri”). E per finire un altro nome che sia per quanto riguarda la scrittura, sia per quanto concerne la montagna, non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di Mauro Corona, scrittore, alpinista e scultore friulano. Su di lui si sono scritti fiumi d’inchiostro, realizzati documentari, ed è un ospite abituale del TrentoFilmfestival. E’ quindi con grande curiosità che il pubblico specializzato, ma non solo, attende quest’opera che riassume tre modi così lontani, ma anche così vicini, di raccontare la magnificenza delle Dolomiti.
Il film sarà proiettato sabato 7 maggio presso il cinema Multisala G. Modena di Trento alle ore 17.30.
Mani come badili, c’era una volta il Cin
Un’altra pellicola veneta al 59° TrentoFilmfestival. Il Cin, all’anagrafe Francesco Dal Cin, trevigiano, è una figura storica della speleologia italiana. Rivive nella pellicola Mani come badili, c’era una volta il Cin realizzata da Enzo Procopio e Antonio De Vivo e presentata all’interno della sezione Alp&ism. Francesco Dal Cin è padre e pioniere della speleologia sin dagli esordi di quasi 50 anni fa, con lui nasce il Gruppo Speleologico di Treviso, poi Centro Italiano Soccorso Grotte, infine Gruppo Grotte, con la mitica sede che ha accolto, per quasi un ventennio, centinaia di speleologi italiani e non solo. Volontario del soccorso fin dal ‘78, il Cin è stato un precursore assoluto, in Italia, delle esplorazioni speleosubacquee. Le scene mostrano il carisma del Cin non solo attraverso la sua attività nel cuore delle montagne, o le esplorazioni nei fondali, ma anche ripercorrendo le sue grandi passioni, il rugby e l’impegno politico nei movimenti degli anni ’70. Un emozionante susseguirsi di fotografie in bianco e nero e racconti di persone che l’hanno conosciuto e considerato “un po’ un mito dell’operaio, ma anche dell’uomo forte, era il nostro Che Guevara”. “Son passati oltre cinque anni da quando il Cin se n’è andato – scrivono Antonio De Vivo ed Enzo Procopio nelle note di regia – Lo salutammo in uno stadio gremito di gente, di rugbisti di quattro generazioni, di speleologi di ogni parte d’Italia, di centinaia di amici. Fu un rito laico e fuori dagli schemi tra canti, poesia, lacrime e bottiglie di vino per salutare un uomo libero, che ha lasciato un segno indelebile nel mondo del rugby e della speleologia, i grandi amori della sua vita. Quel giorno di cinque anni fa decidemmo di realizzare un documentario per ricordare quest’uomo straordinario: un’idea che si è concretizzata pian piano, raccogliendo foto e spezzoni video, intervistando gli amici, mettendo insieme pezzi di un puzzle il cui disegno si è rivelato solo alla fine. Molti hanno raccontato la loro storia, ma molti di più avrebbero potuto raccontare. Non è stato ovviamente possibile, per problemi di tempo e di spazio. Confidiamo che nessuno si sentirà offeso: sappiamo che l’importante è sentirsi parte di questa storia”.
Antonio De Vivo, già vincitore nel 1993 del Rolex Award for Enterprise, speleologo dal 1974 è membro dal 1978 tecnico del Cnsas, per la realizzazione di questo film ha collaborato assieme al documentarista e video operatore Enzo Procopio.
Il film verrà proiettato presso il cinema Multisala G. Modena di Trento il giorno mercoledì 4 aprile alle ore 18.00.
Da giovedì 28 aprile Trento torna a essere la capitale internazionale della montagna grazie al TrentoFilmfestival, la prima rassegna cinematografica al mondo per età e importanza, dedicata alla magia delle vette. Una “ferrata” lunga 11 giorni, in cui si avvicenderanno numerosi e importanti nomi della cultura, dello spettacolo e dell’alpinismo, che si concluderà domenica 8 maggio con l’assegnazione della “Genziana d’oro” e degli altri prestigiosi riconoscimenti della rassegna.
Saranno le note del violoncellista Mario Brunello accompagnato da Saverio Tasca e dal celebre Coro della S.A.T. a trasportare il pubblico nella serata di apertura del 29 aprile, alla scoperta,del film muto Der Grosse Sprung (Il grande salto) di Arnold Fank. La tradizione del cinema tedesco farà da apripista alla straordinaria serata del giorno successivo, con l’anteprima italiana del film Cave of forgotten dreams, prima opera cinematografica in 3D del regista tedesco Werner Herzog, presente al festival anche con Happy people, a year in the Taiga.
L’alpinismo sarà protagonista non solo grazie alle serate evento condotte da Reinhold Messner e dedicate rispettivamente alla celebrazione dei cent’anni dell’arrampicata libera ed ai cinquant’anni della tragica ascensione del Pilone del Frêney sul Monte Bianco, ma anche con i racconti delle ultime imprese dei giovani Simone Moro e Leo Houlding.
In questa edizione MontagnaLibri, il “festival nel festival”, festeggerà 25 anni. Piazza Fiera ospiterà lo spazio
espositivo nel quale il pubblico potrà rivivere i racconti e le impressioni delle terre alte, raccontate da autori e saggisti, avvolto da una accogliente architettura di guide, saggi, monografie e libri fotografici dell’editoria proveniente da tutto il mondo. Tra gli attesi protagonisti degli incontri letterari di questa edizione: Erri de Luca, Neri Marcoré, Enrico Brizzi, Mauro Corona, Kurt Diemberger.
Con la mostra fotografica in anteprima europea Rivers of ice: vanishing glaciers of the Himalaya il ricordo si trasformerà in denuncia: le gigantografie dell’alpinista e fotografo statunitense David Breashears mostreranno, raffrontate con immagini dell’inizio del ‘900, il drammatico scioglimento dei ghiacciai nella regione himalayana.

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