Ci sono frasi e dichiarazioni che spesso si è costretti a leggere più di una volta, non tanto perchè non se ne comprenda il senso, ma perchè ci si stupisce che siano state affermate certe cose. E la situazione si è ripetuta proprio in questi giorni quando abbiamo appreso delle dichiarazioni del Consigliere Regionale Dario Bond a favore degli OGM. Siamo basiti che ci sia qualcuno che ritenga la nostra provincia luogo adatto a queste coltivazioni e non possiamo che sottoscrivere appieno la presa di posizione del Governatore Zaia. “Abbiamo necessità di ricordare che un Paese che ha puntato sulla tipicità dei prodotti, non può fare una scelta diversa” ovvero approvare l’impiego degli Ogm. L’agricoltura italiana (e tantomeno quella bellunese aggiungiamo noi)– ha ricordato il governatore del Veneto – non può fare ”la guerra ai costi di produzione con gli altri competitor perché non possiamo vincere, sotto questo aspetto, con i cinesi che vengono pagati 5 euro al giorno. Il nostro vantaggio – ha concluso – è l’identità produttiva, ma se facciamo pomodoro transgenici come li fanno loro non c’è identità produttiva”! Un concetto che anche noi ribadiamo da tempo, dato che auspichiamo, soprattutto per la nostra provincia, un’ agricoltura basata sulla biodiversità, la tipicità, la tutela di territorio e paesaggio, della salute, con un legame molto stretto con turismo e relazioni tra chi coltiva e chi acquista (es. i gruppi di acquisto solidale). Ci chiediamo pertanto come potrebbe un agricoltore bellunese, con le sue micro particelle di terreno e i costi di produzione non certo irrisori competere con un “farmer” americano o argentino coltivando la stessa varietà di mais OGM? Sarebbe inevitabilmente fuori mercato. Siamo convinti che la nostra agricoltura e inevitabilmente la nostra bella provincia si salva se evita una contrapposizione impari di questi tipo ma punta sulle sue eccellenti tipicità (i fagioli gilet, bonel, di Lamon, il mais sponcio, la patata ecc. ) coltivate in maniera sana (seguendo disciplinari del biologico) e proponendoli (magari con appositi pacchetti) a turisti e visitatori. Ci sarebbe molto da dire anche sulla questione brevetti che regola gli OGM e che lega questi tipi di coltivazioni a pochissime multinazionali che li detengono, ma anche su quel “che la scienza ha negato ogni rischio per la salute dell’uomo e del bestiame” Basterebbe citare la notevole documentazione prodotta soprattutto da Greenpeace (ma anche da molti medici, scienziati e ricercatori ad es. Mariano Bizzarri e Mae-Wan Ho Materiale che posteremo nel nostro blog) al riguardo per dubitare non poco dell’affermazione perentoria del Consigliere Bond. Ci piacerebbe sapere dall’ esponente del Pdl come crede si possa conciliare questa sua apertura agli OGM con l’ agricoltura biologica (dato che oltre ad avere una azienda biologica è anche componente dell’associazione Dolomiti bio) Sappiamo benissimo (da dati scientifici) che non vi puo’ essere coesistenza tra piante OGM e piante tipiche, tradizionali, locali o antiche essendo ampiamente dimostrato il rischio della contaminazione Vorremmo sapere se Lattebusche condivide questa apertura agli OGM e come la concilia con un marketing basato su genuinità, tipicità e naturalezza Inevitabile chiederci cosa differenzia la dieta dei bovini allevati nel bellunese da quelli della pianura o stranieri Noi non siamo degli “oscurantisti”, crediamo nella scienze e nella ricerca ma non pensiamo si debbano fare “salti nel buio”. Invocando il principio di precauzione auspichiamo di cuore che a prevalere sia la posizione del Governatore Zaia e nessun organismo geneticamente modificato trovi ospitalità nella nostra provincia. Noi continueremo a proporre, promuovere a credere in un’ agricoltura tipica e sana, molto legata al territorio e capace di esprimere appieno la sua peculiarità, ben lontana da laboratori statunitensi o cinesi
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