«Se guardassimo i risultati di Cittadinanza attiva ci sarebbe ancora margine di manovra sulla tariffa. A fronte di canoni fissi e aumenti che superano il 40%, Belluno è tra le città che hanno una tariffa idrica bassa e rivederla potrebbe aiutare ad evitare alte dispersioni e rinnovare le infrastrutture». Il consiglio di amministrazione di Bim Gestione Servizi Pubblici, nell’occhio del ciclone le settimane scorse per le esposizioni bancarie della società, commenta così i dati del dossier di Cittadinanza attiva. L’indagine fotografa il quadro nazionale e territoriale e pone sotto la lente i costi sostenuti dalle famiglie italiane. La ricerca è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico (famiglia di 3 persone con consumo di 192 mc annui) e tiene conto di tutti le voci presenti in bolletta: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa. Analizzando i dati regionali, scorporati per singole voci di spesa, emerge che per l’acqua a Belluno si spende meno della media nazionale e regionale: 222 euro annui a fronte di 270 euro in Italia e 231 euro del Veneto. A parità di consumo, infatti, a livello nazionale la bolletta del servizio idrico integrato può variare addirittura fino ai 421 euro di Firenze e a livello regionale ai 340 euro di Rovigo. Secondo l’osservatorio dei prezzi e le tariffe, messo a punto dall’associazione dei cittadini a Rovigo si spende il 35% in più rispetto a Belluno, il 4% in più lo spende chi abita a Treviso, il 17% chi vive a Padova e il 15% in più chi vive a Vicenza. Città che vivi, bolletta che trovi. La bolletta, insomma, dipende dalla città in cui si risiede e Belluno si presenta a livello nazionale al 67^ posto nella classifica (dalla più alta alla più bassa) stando ai dati del 2009. «Questo vuol dire che nonostante minimi adeguamenti applicati fino ad ora la tariffa bellunese – affermano i consiglieri d’amministrazione – è tra le più basse ma non vuol dire che tutto vada bene perché è la tariffa a sostenere gli investimenti e deve essere in linea con le esigenze del territorio. Dobbiamo, inoltre, calcolare che in una realtà di montagna il sistema richiede accorgimenti e costi che in pianura non esistono». Secondo la ricerca di Cittadinanza attiva complessivamente nel comune di Belluno la rete idrica disperde il 35% della risorsa (dati 2009), circa 1 punto percentuale in meno del 2007. «Facciamo notare che, con Treviso, Belluno è l’unico luogo dove si sono avuti dei miglioramenti rispetto al passato, mentre per esempio a Venezia si è passati dal 13% al 30% del 2009». Se è vero che la dispersione è comunque superiore a quella degli altri capoluoghi veneti, non è rappresentativa dell’intero ambito territoriale: «Nelle vallate della nostra provincia per fornire un servizio adeguato e permettere lo sviluppo turistico, quando dobbiamo costruire un’opera per la depurazione dobbiamo dimensionarla non sull’esiguo numero di abitanti, bensì sul picco massimo di presenze». I consiglieri chiedono allora ai cittadini di riflettere: «La tariffa calcola questo aspetto? Qual è davvero il giusto prezzo dell’acqua?». «Ricordiamo – concludono – che l’incidenza della revisione tariffaria recentemente dibattuta andrebbe si attesterebbe da un minimo di 4 e un massimo di 9 euro annui (calcolando un utenza domestica base) e restiamo in attesa delle decisioni dell’Ato al quale spetta il compito di deliberare un eventuale revisione della tariffa».