13.9 C
Belluno
sabato, Settembre 14, 2024
HomeLettere OpinioniBim Gsp: a pagare saranno i cittadini, i responsabili si rimpallano le...

Bim Gsp: a pagare saranno i cittadini, i responsabili si rimpallano le colpe e si preparano per nuovi incarichi

28 milioni di passivo per una realtà come quella bellunese è davvero una enormità.
E’ strano che il problema venga fuori dopo 7 anni di gestione del servizio idrico e a due mesi dal rinnovo delle cariche all’interno del BIM.
Non possiamo dimenticare che il BIM Gsp, non è propriamente pubblico, ma è una S.p.A., con un consiglio di amministrazione, che non può esimersi dalla responsabilità del bilancio e della sua condivisione con i soci (comuni della provincia).
Compito di un consiglio di amministrazione è quello di controllare investimenti ed uscite in funzione delle entrate reali.
Nessuno sa quali siano stati gli investimenti di BIM Gsp congruenti con il Piano d’Ambito dell’A.A.T.O. e quali quelli effettuati invece al di fuori di questo strumento di programmazione. Nessuno sa dove sono andati a finire i soldi delle bollette che avrebbero garantito, come hanno sempre fatto prima per i singoli Comuni, l’equilibrio dei conti del servizio.
Non è vero che non ci sono stati aumenti delle tariffe da parte del BIM: dal 2009 al 2010 le bollette sono già aumentate del 6% (dati Federconsumatori) e dal 2004, a livello nazionale, gli aumenti delle tariffe sono stati circa 3 volte quelli dell’inflazione.
Stupisce anche che i comuni, di differenti appartenenze  politiche, non abbiano colto la grave situazione finanziaria, pur sollecitati anche dal comitato acqua bene comune.
28 milioni di passivo che dovranno essere coperte con i soldi dei cittadini è una affermazione pesantissima. Ci vorranno decenni …..!!!
Siamo alla solita socializzazione dei debiti: non è giusto che siano sempre i cittadini a pagare gli errori di amministratori che per diversi motivi, non sono stati in grado di svolgere il proprio lavoro.
Molte le cause che hanno contribuito a determinare questa situazione di degrado, tra esse si possono individuare, la vastità della nostra provincia, la poca trasparenza amministrativa del BIM, un’ eccessiva delega dei comuni al BIM, i tagli a cui sono stati sottoposti le amministrazioni locali, la commistione e gli interessi tra politica ed amministrazione, la struttura decisionale (68 comuni che devono decidere insieme) e l’assenza di seri controlli.
Ma la causa che le sottende tutte è la mancanza di una cultura che individua l’acqua come bene comune, e che, come tale va gestita a nome di tutti i cittadini, tutelando le fasce più deboli.
E’ necessario lavorare per far emergere ed affermare un nuovo modello di “pubblico”, estraneo, in coerenza con i principi costituzionali, alle logiche del mercato e del profitto da una parte e dagli intrecci tra pezzi deviati della pubblica amministrazione, della politica, della finanza e della borghesia delle professioni dall’altra: un modello di democrazia partecipata, di pubblico partecipato, competente e trasparente, basato sulla separazione tra politica ed amministrazione.
Invece cosa fa il consiglio di amministrazione del BIM?
Decide che per salvare la gestione del servizio idrico va assegnato il 40% del capitale al privato ed aumentate le tariffe ai cittadini.
Potrebbe sembrare che, a due mesi dal rinnovo delle cariche al BIM, questi signori, pur di uscire indenni in vista di nuovi incarichi, non esitino di fare dell’acqua una merce di profitto, senza  nessuna considerazione per il pronunciamento dei cittadini attraverso il referendum.
Tutto questo senza nessuna ammissione di corresponsabilità, senza la fatica di individuare e correggere le vere cause del passivo e senza preoccuparsi delle conseguenze per i cittadini di una gestione dell’acqua con criteri mercantili. 
Per questo mi sembra giustificata la richiesta di dimissioni dei vertici BIM.
Invitiamo invece i cittadini a prendere sul serio i due quesiti referendari che la Consulta ha validato.
La vittoria dei due SI potrà riaprire la strada alla ri-pubblicizzazione della gestione dell’acqua, poichè viene bloccato il processo di privatizzazione  e vengono tolte rendite fisse,  rendendo così la partecipazione di un soggetto privato poco appetibile.
Per questo si invitano i cittadini alla manifestazione del 26 Marzo a Roma a sostegno del referendum e per la promozione dell’Acqua come Bene Comune.
(per info e prenotazioni: acqua.belluno@libero.it)
francesco masut

- Advertisment -

Popolari