Si estende il monitoraggio per scoprire l’origine dei boati nella zona del Fadalto, a cavallo tra le province di Belluno e di Treviso. Il punto della situazione è stato fatto nel corso del periodico tavolo plenario creato dalla Protezione Civile del Veneto, al quale hanno partecipato anche la Direzione Geologia e Georisorse della Regione del Veneto, l’ARPAV e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS di Trieste. Proprio quest’ultimo ha riassunto gli esiti dell’intervento attivato a partire dal 24 gennaio scorso, nell’ambito della convenzione con la Regione del Veneto per la sorveglianza sismica del territorio regionale, quando sono state installate più stazioni sismometriche per registrare eventuali sommovimenti del terreno collegati ai boati avvertiti dalla popolazione. I rilievi hanno individuato una corrispondenza fra le segnalazioni acustiche e vibrazioni registrate. Per monitorare in continuo la situazione, attualmente sono posizionate 7 stazioni intorno alla sponda settentrionale del Lago Morto, epicentro delle vibrazioni registrate, originate pressoché tutte entro un’area di circa un chilometro e mezzo di diametro. La profondità è stata stimata come superficiale, meno di un chilometro, mentre le caratteristiche delle vibrazioni possono ricondurne la genesi a diverse famiglie di fenomeni, ciascuna composta da eventi “geneticamente” simili fra loro. L’ENEL, che gestisce in zona un impianto di produzione dell’energia idroelettrica, ha a sua volta installato 5 stazioni di registrazione. L’analisi congiunta dei dati, nell’ambito di una piena collaborazione tra OGS e società elettrica richiesta dalla Regione, fornirà ulteriori utili indicazioni sul volume della crosta terrestre interessato dal fenomeno dei boati. L’ipotesi più probabile, secondo i tecnici dell’OGS, rimane quella di un fenomeno indotto dallo scorrimento di fluidi sotterranei. In ogni caso l’area è storicamente a rischio sismico (terremoti del 1873 e del 1936); per questo è inserita in zona sismica 2 (su una scala di 4 delle quali l’1 rappresenta la massima pericolosità) e sono al vaglio anche altre ipotesi.
Dal momento che il fenomeno dei boati può essere inserito in un contesto più ampio, si è discusso di ulteriori iniziative finalizzate all’approfondimento sul rischio sismico della fascia pedemontana orientale veneta, dove l’abitato di Fadalto è ubicato. Sono stati valutati in proposito l’avvio di una serie di esperimenti geofisici attivi e passivi, di impatto ambientale nullo, con l’obiettivo di documentare con precisione la parte superficiale del sottosuolo, e l’installazione di un’apparecchiatura per la registrazione acustica del fenomeno. A scala più ampia, è stato previsto un monitoraggio dei parametri geochimici di alcune sorgenti idropotabili della fascia pedemontana, che verrà avviato in collaborazione tra la Regione Veneto, che opererà attraverso ARPAV, e l’OGS. E’ stata valutata infine la possibilità di avviare studi sulla deformazione crostale della regione mediante l’analisi di immagini satellitari, di riprese in quota e di misure geodetiche.