Il Comitato Belluno autonoma Dolomiti regione fa sapere che ha deciso di non entrare nelle polemiche che l’iniziativa referendaria inevitabilmente produce. “Ciò per due ragioni. – silegge in una nota – La prima perché ogni persona ha diritto di pensare come desidera e nessuno di noi ha intenzione di convincerle a pensarla nel modo che piace a noi. La seconda perché il referendum che speriamo di poter organizzare e vincere nei prossimi mesi non deve, in alcun modo, diventare oggetto di divisione tra i bellunesi che, al proposito, hanno opinioni diverse. Ciò non significa che il diritto di esprimere opinioni consista nella possibilità di dire qualsiasi sciocchezza a piede libero, senza pagarne le conseguenze. La più esilarante delle storielle che circolano (sostenuta da persone solo apparentemente sensate, bellunesi e non) consiste nell’affermazione che il referendum sia stato organizzato per contrastare le iniziative secessioniste dei comuni ladini, di Lamon, Sovramonte e Sappada. Lo diciamo apertamente e chiaramente: il referendum provinciale nasce dalla necessità di salvare le comunità bellunesi dalla estinzione e dall’eterna marginalità. Non ci sono altri obiettivi nascosti. Non ci sono provocazioni, giochetti, secondi fini, doppi giochi. Coloro che lo pensano sono evidentemente abituati ad agire simulando e dissimulando i propri obiettivi e ritengono che questo sia ciò che tutti fanno. Si sbagliano. Avremmo mobilitato diciotto mila persone per fare dei giochini? Ne dovremmo mobilitare cento mila per contrastare il referendum di Lamon? Chi pensa questo – prosegue la nota del Comitato – deve aver avuto un’infanzia infelice e subito gravi traumi in tenera età. Il referendum provinciale non contrasta quelli locali, semmai è un elemento che potenzia e rende possibile processi di autonomia altrimenti improbabili. Le loro aspirazioni, legittime e comprensibili, sollevano problemi locali che il referendum provinciale prova a risolvere trasformandole nei problemi di tutti i bellunesi e di tutti gli abitanti nell’area dolomitica. Semmai sarà l’insuccesso al referendum che seppellirà per secoli qualsiasi possibilità di mutamento amministrativo e di raggiungimento di un’autonomia indispensabile per la nostra salvezza. Lo sappiamo con trasparente chiarezza: se al referendum non vincono i si, le comunità bellunesi, tutte le comunità bellunesi, saranno terra di conquista. Se non ci credete andate a vedere in che stato è la montagna piemontese. Ciò ci costringe ad agire per assicurare la vittoria al referendum. Davvero i sei comuni pensano di essere i soli ad avere i diritti che rivendicano? Non hanno occhi per vedere quel che accade fuori dalla porta della loro casa? Pensano davvero di salvarsi dalle tempeste della globalizzazione perché parlano con un accento diverso? Noi non chiediamo l’autonomia perché siamo speciali o perché dalle nostre parti sono passati i Longobardi al posto dei Goti o degli Avari. La rivendichiamo perché è uno degli strumenti per mantenere i residenti della montagna, con opportunità di lavoro adeguate e qualità della vita accettabili. Chiediamo l’autonomia perché vogliamo dare un futuro ai bellunesi e non perché siamo nostalgici di Cecco Beppe o beati sudditi della Serenissima Repubblica del Leon, non c’interessa il ballo delle debuttanti a Vienna, vogliamo che le ragazze bellunesi abbiano, in futuro, la possibilità di danzare, lavorare, vivere, nei loro paesi. Vogliamo consolidare la nostra manifattura, rilanciare il turismo, fare ricerca, innovazione e garantire la cura e la tutela del territorio fra i più belli al mondo, unica vera e inesauribile risorsa, su cui costruire la nostra sopravvivenza futura, sottraendolo alla colonizzazione e alla sfruttamento altrui. Che questa storiella se la siano bevuta, insieme, il Vice presidente della Regione Veneto e il Presidente della Provincia di Bolzano, solleva molti dubbi sulla loro reale comprensione di quel che sta accadendo nelle valli bellunesi. Che lo pensi il Presidente Boscosecco passi, ma che il cadorino Toscani condivida quest’idea è davvero desolante. Si vede che l’umidità della laguna la “ghe ha fat marzir i pai”. Toscani ha invece una cosa molto pratica da fare – conclude la nota del Comitato – se davvero sostiene i comuni referendari: far calendarizzare, come Vice Presidente, il parere sul distacco dal Consiglio della regione veneto, che a parte Lamon non ha ancora deliberato, anche se sono passati 4 anni (5 per Sovramonte). Aspettiamo fiduciosi, quindi questi pareri, altrimenti lo ricorderemo mensilmente al nostro rappresentante veneto”.