Continua ad affermarsi la vocazione della Galleria d’arte moderna “Carlo Rizzarda” come centro espositivo e di documentazione dell’arte decorativa novecentesca legata, in particolare, all’ambiente del grande artista del ferro battuto. L’ultima acquisizione è una camera da letto donata da Licia Alpago-Novello che venne disegnata da Ottavio Cabiati e Alberto Alpago-Novello per l’appartamento di quest’ultimo nella casa per artisti in via Melzi d’Eril a Milano. L’edificio, realizzato nel 1930, nacque come casa d’abitazione e sede di lavoro degli architetti Alberto Alpago-Novello, Ottavio Cabiati, Guido Ferrazza e Alessandro Minali, così come di Antonio e Donato Maiocchi e dello scultore novecentesco Salvatore Saponaro. I mobili in noce della camera, di linea squadrata, fatta eccezione per i leziosi piedi bacellati, furono realizzati nel 1929 a Lissone, in Brianza. Presentano testiera ed ante con tarsie in disparate essenze lignee e inserti di madreperla che raffigurano animali e piante, secondo un gusto naturalistico affine a quello che troviamo in larga parte della produzione in ferro battuto di Carlo Rizzarda. Fondatore con Finetti e Muzio del Club degli Architetti Urbanisti, Alberto Alpago-Novello a Feltre si occupò, tra l’altro, del primo allestimento del Museo civico, inaugurato nel 1928, e ricevette da Carlo Rizzarda l’incarico di curare la ristrutturazione e l’allestimento di palazzo Villabruna-Bovio-Cumano, dove nel 1938 venne inaugurata la Galleria d’arte moderna “Carlo Rizzarda”. La camera è stata collocata al piano mezzanino della Galleria Rizzarda cercando di ricreare la disposizione originaria. L’arredamento è completato, oltre che da ferri battuti e opere della collezione Rizzarda, da oggetti appartenuti ad Alberto Alpago-Novello, legati all’ambiente milanese di provenienza, messi a disposizione da Luisa Alpago-Novello. La nuova ambientazione sarà presentata in Galleria Rizzarda sabato 15 gennaio prossimo alle 17.30. Interverranno Licia e Luisa Alpago-Novello e l’Assessore alle Politiche della Cultura arch. Ennio Trento.